We are tonight's entertainment...only in cinemas
AS HIMSELF
- the Rob's
- Roma, Italy
- He was born in a lazy tuesday.Just purple flowers around his cradle.Silence and purple flowers.The ancient Fathers whisper their secrets in his ears, before he went away, stolen by the wind, blessed by the moon."You are a travelling man" they said him.The roads of his life were just placed in the other side of our world, but when he became a man he felt the emptiness of the desert,and the acrid smell of the asphalt from the streets of the unknown. So he began writing poetry, singing against the night walls, searching for his home, taking his bag. He was a travelling man. And that's just a chosen destiny tale.
mercoledì 23 luglio 2008
martedì 22 luglio 2008
lunedì 21 luglio 2008
giovedì 3 luglio 2008
I Sognatori Non Si Innamorano Mai
L'aria era umida.
Nonostante quel pressante odore d'estate che attacca i vestiti alla pelle in modo che torni sempre di moda l'aderenza, la camicia larga e leggera di John era, di tanto in tanto, rigonfiata da una tenue brezza che il mare concedeva la sera tardi.
Era lì, a contemplare i suoi fogli, a guardare il mare, sopra gli scogli di un'esistenza che sembrava avergli dato tutto.
Eppure beveva, vecchio e nuovo vizio.
Affondava le labbra sul bicchiere di vetro, tozzo, come non se ne fanno più, e sorseggiava del vino rosso, la fronte madida di sudore, i capelli neri arruffatti, la pelle essiccata da giorni di sole e sale che ne impregnavano avidamente le prime rughe di una vecchiaia appena vezzeggiata.
Stava lì, seduto sulla sedia di vimini e non parlava.
Vicino a lui, c'era un'ombra, la sua ombra più cara, una immagine persa nell'oscurità della veranda che si altalenava sulla sedia a dondolo.
Minuti, secondi, istanti di silenzio. Forse secoli.
John portò alla bocca l'ultima sigaretta del suo pacchetto morbido, poi bevve un sorso di vino:
- Il sapore della sigaretta rovina sempre quello del vino-
- Eppure tu non smetti di fumare- controbattè la voce nascosta nella penombra.
- Già- disse lui, sospirando fumo, mentre ammirava il cielo fuori dalla tettoia di legno.
Rimasero ancora in silenzio.
- Io vado a letto Johnnie-
La figura si alzò dalla sedia, poggiandosi prontamente con le mani sui poggioli e mostrando tutta la sua altezza. Fece qualche passo, si avvicinò a John e lo baciò sulla fronte.
Lui ricambiò, voltandosi e concedendo a quel bacio il sapore di una bocca:
- Buonanotte-
- Sai di sigaretta, dovresti fumare di meno-
- Lo so- sorrise
John guardò il suo amore che si allontanava verso la porta a passi stanchi e poi:
- Domani parto-
- E dove vai?- si girò di scatto
- A ritirare un premio, le solite noiose storie...
- Che premio è?-
- Il Pulitzer-
- Eh?-
- Quello che ho detto, il Pulitzer-
- Amore, ma...bravo...io non so che dire...-
- Non dire nulla allora- si mise a ridere John, mentre i suoi denti era illuminati dalla luce arancione della sigaretta accesa.
- Ti meriti un altro bacio-
Questa volta la bocca pretese subito la bocca dell'altro, ma solo per qualche breve decade.
- Buonanotte-
- Buonanotte amore mio-
La brezza si fece subito più forte, i capelli di John si muovevano al volere del vento, il rumore del male scrosciava ovunque, abbattendosi in suoni ovattati in lontananza.
- ... sembra di vivere in un orecchio appoggiato ad una conchiglia- sussurrò John al suo vino, mentre si guardava intorno. Diede l'ultima boccata alla sigaretta, poi la spense nel posacenere pressandola per bene. Restò fermo qualche minuto, la camicia prendeva ancora varie forme, riempendosi d'aria e poi svuotandosene.
Il vento cominciava a ruggire, insinuandosi nelle conche create dagli scogli.
John prese la sua penna d'argento dal taschino e cominciò a batterla sul tavolino di legno, sempre stando seduto.
Sembrava quasi volesse scandire le ore.
Tante volte aveva visto quella vita nei suoi sogni: la gratificazione, la veranda sul mare, il successo, eppure si era sempre immaginato da solo nel godere di queste ricchezze oniriche.
Ora invece, c'era la compagnia di qualcuno su quella sedia accanto alla sua macchina da scrivere.
Continuava a battere sul vecchio legno tarlato, appoggiò le dita agli occhi e se li stropicciò: una stella si riflesse in modo così disdicevole da mostrare un lacrima che zigazagava sulla sua ruga intorno all'occhio sinistro.
Forse era la felicità, forse solo la notte ed il vino.
Bevve l'ultimo sorso, appoggiò le dita alla macchina da scrivere e, dopo pochi battiti, si addormentò.
Il vento scriveva le nenie, il mare sapeva come cantarle.
Verso le quattro del mattino si risvegliò, aveva una coperta di cotone sulle spalle, vide che il suo amore era fermo a guardare il mare, fuori dalla veranda.
Piangeva forse.
Il foglio non era più inserito nel rullo della macchina da scrivere.
Cercò di ricordarsi che cosa avesse scritto su quel pezzo di carta, ma proprio in quell'istante una mano glielo porse e rientrò lesta in casa senza dire nulla.
"Gli innamorati sognano molto. I sognatori non si innamorano mai."
Si mise una mano in tasca: le sigarette erano davvero finite.
Nonostante quel pressante odore d'estate che attacca i vestiti alla pelle in modo che torni sempre di moda l'aderenza, la camicia larga e leggera di John era, di tanto in tanto, rigonfiata da una tenue brezza che il mare concedeva la sera tardi.
Era lì, a contemplare i suoi fogli, a guardare il mare, sopra gli scogli di un'esistenza che sembrava avergli dato tutto.
Eppure beveva, vecchio e nuovo vizio.
Affondava le labbra sul bicchiere di vetro, tozzo, come non se ne fanno più, e sorseggiava del vino rosso, la fronte madida di sudore, i capelli neri arruffatti, la pelle essiccata da giorni di sole e sale che ne impregnavano avidamente le prime rughe di una vecchiaia appena vezzeggiata.
Stava lì, seduto sulla sedia di vimini e non parlava.
Vicino a lui, c'era un'ombra, la sua ombra più cara, una immagine persa nell'oscurità della veranda che si altalenava sulla sedia a dondolo.
Minuti, secondi, istanti di silenzio. Forse secoli.
John portò alla bocca l'ultima sigaretta del suo pacchetto morbido, poi bevve un sorso di vino:
- Il sapore della sigaretta rovina sempre quello del vino-
- Eppure tu non smetti di fumare- controbattè la voce nascosta nella penombra.
- Già- disse lui, sospirando fumo, mentre ammirava il cielo fuori dalla tettoia di legno.
Rimasero ancora in silenzio.
- Io vado a letto Johnnie-
La figura si alzò dalla sedia, poggiandosi prontamente con le mani sui poggioli e mostrando tutta la sua altezza. Fece qualche passo, si avvicinò a John e lo baciò sulla fronte.
Lui ricambiò, voltandosi e concedendo a quel bacio il sapore di una bocca:
- Buonanotte-
- Sai di sigaretta, dovresti fumare di meno-
- Lo so- sorrise
John guardò il suo amore che si allontanava verso la porta a passi stanchi e poi:
- Domani parto-
- E dove vai?- si girò di scatto
- A ritirare un premio, le solite noiose storie...
- Che premio è?-
- Il Pulitzer-
- Eh?-
- Quello che ho detto, il Pulitzer-
- Amore, ma...bravo...io non so che dire...-
- Non dire nulla allora- si mise a ridere John, mentre i suoi denti era illuminati dalla luce arancione della sigaretta accesa.
- Ti meriti un altro bacio-
Questa volta la bocca pretese subito la bocca dell'altro, ma solo per qualche breve decade.
- Buonanotte-
- Buonanotte amore mio-
La brezza si fece subito più forte, i capelli di John si muovevano al volere del vento, il rumore del male scrosciava ovunque, abbattendosi in suoni ovattati in lontananza.
- ... sembra di vivere in un orecchio appoggiato ad una conchiglia- sussurrò John al suo vino, mentre si guardava intorno. Diede l'ultima boccata alla sigaretta, poi la spense nel posacenere pressandola per bene. Restò fermo qualche minuto, la camicia prendeva ancora varie forme, riempendosi d'aria e poi svuotandosene.
Il vento cominciava a ruggire, insinuandosi nelle conche create dagli scogli.
John prese la sua penna d'argento dal taschino e cominciò a batterla sul tavolino di legno, sempre stando seduto.
Sembrava quasi volesse scandire le ore.
Tante volte aveva visto quella vita nei suoi sogni: la gratificazione, la veranda sul mare, il successo, eppure si era sempre immaginato da solo nel godere di queste ricchezze oniriche.
Ora invece, c'era la compagnia di qualcuno su quella sedia accanto alla sua macchina da scrivere.
Continuava a battere sul vecchio legno tarlato, appoggiò le dita agli occhi e se li stropicciò: una stella si riflesse in modo così disdicevole da mostrare un lacrima che zigazagava sulla sua ruga intorno all'occhio sinistro.
Forse era la felicità, forse solo la notte ed il vino.
Bevve l'ultimo sorso, appoggiò le dita alla macchina da scrivere e, dopo pochi battiti, si addormentò.
Il vento scriveva le nenie, il mare sapeva come cantarle.
Verso le quattro del mattino si risvegliò, aveva una coperta di cotone sulle spalle, vide che il suo amore era fermo a guardare il mare, fuori dalla veranda.
Piangeva forse.
Il foglio non era più inserito nel rullo della macchina da scrivere.
Cercò di ricordarsi che cosa avesse scritto su quel pezzo di carta, ma proprio in quell'istante una mano glielo porse e rientrò lesta in casa senza dire nulla.
"Gli innamorati sognano molto. I sognatori non si innamorano mai."
Si mise una mano in tasca: le sigarette erano davvero finite.
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