AS HIMSELF

La mia foto
Roma, Italy
He was born in a lazy tuesday.Just purple flowers around his cradle.Silence and purple flowers.The ancient Fathers whisper their secrets in his ears, before he went away, stolen by the wind, blessed by the moon."You are a travelling man" they said him.The roads of his life were just placed in the other side of our world, but when he became a man he felt the emptiness of the desert,and the acrid smell of the asphalt from the streets of the unknown. So he began writing poetry, singing against the night walls, searching for his home, taking his bag. He was a travelling man. And that's just a chosen destiny tale.

sabato 17 gennaio 2009

Bambini ad Azoto

E' bello avere una casa. Un luogo una dimora, qualcosa dove poter tornare e trovarci un letto. Finalmente avevamo dei soldi. I bambini sin dalla più tenera delle età si costruiscono dei nascondigli, delle tane, delle basi, anche dentro la casa dove vivono, perchè gli occorre un posto dove rifugiarsi, un posto tutto loro. Crescendo gli uomini non possono più nascondersi, così si costruiscono delle case, o comprano delle villette, ma la vita alla luce del sole è sempre faticosa e, a volte, col fare della notte, non è raro che qualcuno cominci a ricercare quel suo nascondiglio e lo trovi effettivamente, in un bagno di una stazione, in un motel, dietro un albero, dietro le proprie mani. Perchè il mondo non vuole proprio accettarlo che i bambini sono una risorsa esauribile, molto più fragile, costosa, fondamentale del petrolio. Così viene stabilito ed assegnato un ruolo piuttosto che un luogo e i bambini crescono, lentamente, disperatamente, crescono. Quando vidi "Hook" ero spaventato nel vedere Wendy così vecchia e Peter Pan così grasso, e quanto ho riso quando le ciotole si riempivano davvero solo con l'immaginazione.
Ci vorrebbero più pensieri felici? Non lo so, bisognerebbe cominciare dai pensieri innanzitutto, ai pensieri dei bambini, a fargli credere che gli aerei di carta volino sul serio così che poi ci possano insegnare che ogni persona che smette di credere alle fate ne fa appassire la luce vitale. Ad ogni modo io ero fuggito dal mio ruolo assegnato ed ora avevo il mio posto.
Ci erano voluti tempo, soldi e qualche marchetta, tralasciando i furti, ma ora la città era plumbea, il cielo incrostato di grigio a lamine rigonfie guardava scontroso i tetti della città, le antenne, gli alberi in lontanza e tutto sembrava stesse accadendo sul mio balcone, animato dal fumo di una buona Camel.
Click.
- A che pensi?
- Niente...
- Etienne, il pensieroso, ti si addice sai? Ti chiamerò così
- Mi hai fatto una foto?
- certo
- Senza permesso...
- Chiaramente
- ...
- Usciamo un pò, sta per fare notte, è un momento fantastico per fare delle foto
- Finisco la sigaretta e usciamo
- Non puoi fumare camminando?
- E' un vizio, Armand
- Ha bisogno della sua ritualità...
- Sì, ha bisogno di essere viziato

Adoro il crepuscolo, specie nelle giornate grigie che gridano al mondo di prepararsi alla pioggia, perchè a quest'ora il grigio prende le tinte del bluastro, dell'azzurro, dell'etereo e questa dura sporca terra sembra un palco per pochi intimi. Guardo Etienne, lo sguardo nero a guardare il nero. Una donna sta innaffiando dei fiori, sul balcone di fronte al nostro, il marito la picchia, se ne possono sentire i rumori battenti la notte quando torna in casa. Al piano di sotto una giovane pianista suona "Per Elisa". Delizioso. L'ho incontrata spesso la notte al parco, non ci salutiamo mai, è molto professionale sul lavoro. La signora che ci ha affitato la camera ha dei tratti arabi, ha tre figlie femmine, il marito è scomparso, probabilmente morto ammazzato, ancor più probabilmente scappato con un'altra. Sta tutto il giorno a lavare, pulire, spolverare, dare chiavi, imboccare e a tenere nelle sue mani, mani infinitamente più piccole, ansiose di imparare a scrivere e giocare con le bambole. Mi accosto ad Etienne, sul balcone, la vedo che esce con le bambine che si aggrovigliano alle sue braccia come gli uccellini che si avventano contro il becco della madre, quando riporta un verme a casa. Avvolta in uno scialle, sta andando al Bistros de la Ville, dove propone delle esibizioni basate sulla grande cantante Edith Piaf. Una volta andai a vederla: è gloriosa. Lei emana luce la notte.
Gringoire Sabatin emana un diverso tipo di luce la notte, quella dei lustrini. Fa il lavapiatti, poi a quest'ora, sempre a quest'ora, esce dal pub inglese del quartiere, perchè gli inglesi non si muovono senza un pub che gli ricordi casa, e va all'Etoile n.01, un locale di drag queen, si spoglia, mette su una bellissima parrucca corvina, un pò di rosetto, mascara e matita, si ritira in un corpetto e in una gonna lunga a ruota e...
Lustrini, tutto qua.
Per ogni uomo che nella notte ritrova se stesso, ce ne è un altro che si perde nelle sue braccia.
Per questo adoro il crepuscolo, perchè è l'ora in cui il mare si fonde nel cielo, e perchè le persone iniziano a prendere forma, e a perderla, in milioni di città invisibili.

E io esco a fotografare la loro invisibilità.
Etienne ha finito la sigaretta, usciamo.

- Fermo lì...dai non muoverti maledizione!
- Non mi sto muovendo
- ...ti stai muovendo
- Scatta la foto, avrò fumato venti sigarette mentre mi trovavi la giusta angolatura
- Lo so...
-...
- Ecco fatto, perfetta, vieni a vedere qui cosa ti creo, c'è chi fa foto e c'è chi fa arte, io nel mio piccolo...
- Vieni qua Armand
- Che c'è?
- ...guarda...
Un bambino davanti ad una gelateria, mano nella mano col padre.
- Che gelato vuoi?
- Cioccolato
- Mademoiselle potrebbe farmi una coppa gelato alla cioccolata?
- Oui, monsieur, ecco a lei
- No no papà
- Che c'è
- Ci voglio un altro colore
- E cosa? Caffè?
- Caffè...sì caffè
- Mademoiselli mi perdoni, potrebbe mettere del caffè nel...
- No, no quello
- Quale?
- Quel colore lì?
- La crema?
- No, no crema, quel colore lì, quello papà!
- La nocciola? il colore marrone Antoine?
- Sì, quel colore lì
- Mi perdoni signorina, allora la nocciola
- Benissimo
- Merci

Etienne sorrideva, mentre si stringeva nel suo giubbotto nero, poi abbassò lo sguardò e gettò la sigaretta.
- Che c'è?
- Pensieri felici...
- Stasera Lola, voleva sapere se possiamo andare al reading di Jean-Luc, il suo ultimo ragazzo
- Io non posso
- come mai?
- Niente...non mi va
Alle Sacre Coeur c'è un balcone, dove ci si può appoggiare e vedere tutta Parigi, a volte dei musicisti improvvisano dei concerti, a volte puoi sentire il silenzio che parla la lingua degli uomini, al crepuscolo è un quadro che perde lentamente i colori, mentre gli artisti di strada se ne vanno portando via le loro tavolozze.
- Voglio farti una foto
- Un'altra?
- Sì, mettiti lì davanti la scalinata, la gente dietro
- qui va bene?
- Sì
Click.
- fammi vedere
- Ecco guarda
- ...
-...
- Che significa?
La foto mostrava nitide tutte le persone in lontananza, ed Etienne in primo piano era sfocato.
- Ho fotografato la tua invisibilità
- Eh?
- Al crepuscolo siamo tutti invisibili, senza eccezione, in attesa di prendere forma
-...
-...
-...è vero
Etienne posò le mani sul marmo del balcone e estrasse una sigaretta.
- Dicono che stasera ci saranno le stelle cadenti
- Con questo tempo, Etienne, non se ne potrà vedere neanche una
- E chi si ferma più a guardare le stelle cadenti?
- nessuno
- E' una bellezza troppo innocente, per un mondo così brutto, ci sono troppe luci nella città
- le luci ci mostrano per quel che siamo veramente
- uccisori di fate e di stelle cadenti
- no, città invisibili piene di macchine a benzina
- Eppure le stelle cadono comunque
- già
-...
- sai, Etienne, dicono che due stelle, se arrivano tanto vicino da collidere ma non lo fanno, potrebbero creare un nuovo campo gravitazionale, disegnando un'orbita differente che le tiene entrambe
- senza cadere più...
- non so se funziona per le stelle cadenti...non ero così bravo in astronomia
Sorrisero, ma Etienne era assorto
-...e poi dritto fino al mattino
-Che dici?
- e poi dritto fino al mattino
- Barrie?
- Peter Pan
Armand si guardò intorno e poi diresse gli occhi verso il cielo
- Andiamo a vedere le stelle fuori città stasera?
- No guardiamole da qui
- Sicuro?
- Possiamo fare le macchine elettriche, ma non i bambini ad azoto.
Armand sorrise e si chiuse nel cappotto, Etienne si girò, la sigaretta in bocca e continuarono a passeggiare, nitidi nella folla, mentre ormai la notte era vicina.

lunedì 12 gennaio 2009

Historia de una poesia maldiga

...Buscando un rostro de vida
entre la tierra y el cielo
como astronautas de la alma,
aviadores sin estrellas
en el espacio infinido
de un beso de tinta

[[...Cercando un volto di vita,
tra la terra e il cielo,
come astronauti dell'anima,
aviatori senza stella,
nello spazio infinito
di un bacio di inchiostro]]

sabato 10 gennaio 2009

Il Lato Oscuro delle Cose

Cammino lentamente. I passi cadenzati dentro le vecchie scarpe da ginnastica che riprendono vita ogni volta che mi avvicino ad un lampione, con quella luce verdastra, ad ombreggiare il viale alberato di notte. La mia sagoma mi segue e poi precede, mentre da lontano un gruppo di ragazzi sui motorini mangia i rinomati sandwich delle due, nati probabilmente per riprendersi da qualche eccesso alcolico o da quella canna in più che fa la differenza per tornare a casa. E credo che loro non facciano eccezione stasera.
Ridono.
Sento lo sfrigolìo del tempo sulla piastra dove gli hamburger si preparano a diventare "la colazione dei campioni". Incontro un altro ragazzo che passeggia, ci sorridiamo e, con un piccolo gesto del viso, ci salutiamo continuando a passeggiare.
Non è la prima volta che lo faccio e questa di stasera non sarà un' eccezione.

Credo che non sarà nemmeno l'ultima volta che lo farò. Proprio così. Me ne sto appoggiato ad un tronco tagliato, in penombra, come quei quadri dei pittori fiamminghi. Sono il quadro di un pittore fiammingo. In lontananza un uomo in giacca e cravatta si sistema la cintura portandola sopra la vita, poi si accende una sigaretta. Lo imito e cerco nel giubbotto una Camel, ma trovo solo una Marlboro Light.
Io odio le Marlboro Light.
Ma la accendo comunque, non sarà questa volta l'eccezione che mi farà smettere di fumare. Mando fuori la prima nuvola. E' affascinante il fumo, non sai mai cosa può combinare e dove vada a parare. Mi ricorda un pò la luna. E la mia vita.
Mia madre me lo diceva:
- L'arte non riempie lo stomaco, ricordatelo...
Ed effettivamente non lo riempie, o per lo meno, a me non l'ha mai riempito. Non ho fatto eccezione neanche in questo. E quindi eccomi qui, seduto su un tronco a parlare di me stesso alla notte. E non sarà l'ultima volta.

Passeggio. Conto le macchine. Mi prometto che la prossima sarà l'ultima. Mi prometto che la prossima volta sarà l'ultima.
- Hei, scusa?
Una mercedes nera si è fermata. Un uomo calvo resta in silenzio da dietro un finestrino leggermente abbassato.
- Sì, mi dica
- Sei di questa zona?
- Ultimamente sì
- E cosa fai a quest'ora di notte da solo?
- Mi godo il silenzio
- E puoi interrompere la meditazione?
- Dipende per quanto...
- Tutto quello che vuoi...sei davvero carino, lo sai?

Una mercedes nera si è fermata. Stanno chiacchierando. Il ragazzo tiene le mani dietro il corpo. E' un bel ragazzo, dico davvero. L'uomo sembra facoltoso e... tante altre cose. Non fa eccezione da altri pelati facoltosi passati di qui.Vedo che la mano sinistra del ragazzo fa il segno dell'okay.
E' il momento.
- Tutto quello che vuoi...sei davvero carino, lo sai?
- Mi dispiace ma il ragazzo è occupato - dico io, aprendo la portiera e puntandogli contro il mio coltello a scatto.
- Ma che cazz...
- Volevi fare le zozzerie eh?
- Oh Cristo...vi prego...no...io...
- Certo, sempre Cristo ci mettiamo in mezzo, tira fuori il cash, pelato!
- Sì, tutto quello che vuoi...
- Lo dai troppo facilmento sto "tutto quello" - sorride il ragazzo, mentre si prende il portafoglio e l'orologio -...dovresti farti desiderare un pò di più, sennò le persone perdono il gusto dell'avventura...
Mi verrebbe da ridere, ma mi trattengo, dopotutto sono quello col coltello...un minimo di serietà.
- Il codice del bancomat?
- *******
- E questo lo prendiamo noi in caso volessi bloccarlo prima che ritiriamo la tua gentile offerta
Gli sfilo di tasca il telefono cellulare.
- Beh, grazie della magnifica serata pelato
- Sì sì, grazie mille, ci saluti sua moglie e i suoi figli
Gli hamburger sfrigolavano nel silenzio della notte che ormai si andava schiarendo sui vetri delle macchine e sulla città.

- Quanto abbiamo fatto?
- Era venuto con intenzioni serie, ci sono cinquecento euro nel portafoglio e mille erano nel bancomat, dovevi sposartelo Armand, non derubarlo
- Idiota...
- Dai, male che va, poi la sera, dopo aver sistemato la cucina, uscivi con me...
- Doppio idiota...
Sorridono.
- Pensavo che sono un quadro fiammingo
- Pensavi male, sembri più una graphic novel di Frank Miller
- Lo prendo come un complimento?
- Se vuoi...
Etienne sbuffa e poi ride.
- Bravo... ancora con questi giochetti, è passato più di un anno da quando ci siamo conosciuti e continui imperterrito, mi vuoi proprio rimorchiare Armand!
- E' una questione di stile...
- Sì, ma è abbastanza inutile la "questione di stile", se proprio ci tiene a fare colpo...

- ...Serve per difendere la propria notte dalle persone come te, Etienne
- O come te Armand...
- ...
- ...già...

Armand resta a guardare le ombre create dai lampioni, toccandosi i capelli, mentre Etienne abbassa il capo, inarca leggermente il labbro sinistro buttando fuori un pò di fumo dalla bocca. Vite differenti, destini condivisi e, in mezzo, il caos ordinato.
- La difesa è il miglior attacco...
- ...e non ci sono più le mezze stagioni...
Sorridono. La sigaretta di Etienne brilla nella notte, illuminandogli gli occhi.
- Penso che pittori e fotografi siano come gli scrittori e i poeti: c'è chi dipinge una storia e chi scatta istantanee della vita...
- Bella immagine, ma non credo. Ci sono quadri incomprensibili, come solo le poesie sanno esserlo

- Ci sono anche libri incomprensibili
- Touchè...
- ...
- ...
- Pensi che potrai riaggiustare la macchina fotografica con questi soldi?
- Innanzitutto pensiamo a trovare un posto per andare a dormire la notte, inzia a far freddo per strada...
- Giusto, l'arte non riempie lo stomaco...
- ...
- Ma quanto ci siamo divertiti nel frattempo però? - sorride Etienne, gettando a terra la sigaretta - ah ah ah...verissimo
- Pensavo alla foto che mi facesti alle Sacre Coeur, è come un quadro fiammingo
- Stasera ce l'hai con sti fiamminghi
- Stammi a sentire
- Sì
- Cosa ti piace di più nei quadri dei pittori fiamminghi?
- La luce, ovviamente
- Ovviamente
- ...
- ...
- Perchè a te cosa piace Etienne?
- L'ombra, lo sfondo nero dietro, è quello che esalta le luci, i soggetti, le espressioni, se dietro le luci ci fossero altre luci, tutto sarebbe confuso, luminoso, normale
- Il pittore sei tu...
- La mancanza di luci preponderanti dietro, rende il soggetto un'eccezione nel mondo di quel quadro
- ...e la mia foto che c'entra in tutto questo? Permettimi l'ardire...
- Tu mi hai fotografato con Parigi dietro, la gente che passava in velocità, rendendo nitido il particolare della mia sagoma, e lasciando scorrere lo sfondo, sfocandolo, giusto?
- Tres bien
- Se io fossi stato immerso nella folla, sarebbe stato difficile individuarmi, invece, mostrando uno sfondo sporcato, io ne emergo...
- Dove sta andando a parare questo discorso, Etienne?
- Il lato oscuro delle cose esalta le persone che siamo...
- ...
- ...
- Siamo quadri di un pittore fiammingo, tutti e due
- Spero non dello stesso autore
Sorridono e guardano la notte parigina dalla loro panchina, in uno dei tanti luoghi isolati del mondo dove abita il silenzio. Etienne prende una sigaretta dalla tasca e l'accende.
- Etienne?
- Sì Armand...
- Ne hai appena spenta una...
- Lo so...

venerdì 9 gennaio 2009

Poetas

No tenemos nada
...de humano
y vamos a morir
mirando la luna.

giovedì 8 gennaio 2009

Leggere, Amare, Scrivere e Morire

«L'uomo costruisce case perché è vivo ma scrive libri perché si sa mortale.
Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo.
La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun'altra,
ma che nessun'altra potrebbe sostituire».

[Daniel Pennac]

sabato 22 novembre 2008

Novembre

Marzo è primavera,
l'aria fresca della mattina
marzo è la pioggia sul naso,
il sorriso e una nuova speranza
marzo è Almost blue,
fiati di fumo e calze leggere,
marzo è la strada,
inebriati di foglie e vecchi profumi,
mi guardo allo specchio,
marzo è aggiustarsi i capelli
e tenerli ben spettinati
una lacrima scende le rughe,
adagio di dita sul piano,
in fondo sono solo un novembre
ancora c'è vita per me,
novembre.

martedì 11 novembre 2008

E Lo Chiamate Spleen

Tiravo su la rete dal Lete
e vi trovai impigliate
lattine di Cola e sogni fradici,
così presi del buon sidro
inalando per le narici sogni e bugie.

Vidi la testa di rapa dell'Universo,
librerie per la prima colazione,
professori, servi, persone ed amori,
piansi davvero, ma solo per sogno
davanti a una tazza di tè caldo,
e lo chiamate spleen...

Io odio il tè caldo,
specie d'estate,
sorseggiandolo come se fosse d'inverno,
chi la vuole la neve d'estate:
solo chi vuole l'amore in eterno,

Ma io soffro e piango ritengo,
piango dentro sui fogli e sul pane,
della tristezza che soffia da fuori,
da fori, buchi, escrescenze,
gli spifferi di vento che tagliano il cuore,
e lo chiamate spleen...

Io odio i raffreddori,
specie d'estate,
soffiandosi il naso come se si avesse da fare,
chi vuole sporcarsi il fazzoletto dei suoi peccati:
solo chi ha il muco nero,
mitralico assens(zi)o

Io rido e sbatto i pugni ripenso,
le nocche viola di febbre e di sale,
della violenza che turbina o muori,
d'amori, di luoghi, piccole essenze
i vuoti d'aria che cuciono gli atri,
e lo chiamano spleen...

Io odio le vertigini,
specie quando devo saltare,
perdendomi nell'aria, non voglio volare!
chi vuole il mio sangue sulle sue mani:
solo i muri, losanghe che non hanno parole.

Io tremo e digrigno i denti, per ore,
ho paura del freddo, degli occhi, del colore del mare,
dell'innocenza che sgozzi o ti tieni,
domani, noi pochi, bagnati e malati,
vuoti d'ira che spaccano i patii,
e lo chiamano spleen...

Io odio il freddo,
specie d'inverno,
stringendosi il petto come se s'avesse d'amare,
chi vuole i miei occhi che guardano il mare:
il morbo di un folle che deve tacere...

E lo chiamate spleen!

Tutti vorrebbero solo parlare,
tutti vorrebbero dire che dire,
va bene, e sia
venite bambini,
vi insegno un bel gioco,
lo chiameremo spleen.