AS HIMSELF

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Roma, Italy
He was born in a lazy tuesday.Just purple flowers around his cradle.Silence and purple flowers.The ancient Fathers whisper their secrets in his ears, before he went away, stolen by the wind, blessed by the moon."You are a travelling man" they said him.The roads of his life were just placed in the other side of our world, but when he became a man he felt the emptiness of the desert,and the acrid smell of the asphalt from the streets of the unknown. So he began writing poetry, singing against the night walls, searching for his home, taking his bag. He was a travelling man. And that's just a chosen destiny tale.

martedì 11 novembre 2008

E Lo Chiamate Spleen

Tiravo su la rete dal Lete
e vi trovai impigliate
lattine di Cola e sogni fradici,
così presi del buon sidro
inalando per le narici sogni e bugie.

Vidi la testa di rapa dell'Universo,
librerie per la prima colazione,
professori, servi, persone ed amori,
piansi davvero, ma solo per sogno
davanti a una tazza di tè caldo,
e lo chiamate spleen...

Io odio il tè caldo,
specie d'estate,
sorseggiandolo come se fosse d'inverno,
chi la vuole la neve d'estate:
solo chi vuole l'amore in eterno,

Ma io soffro e piango ritengo,
piango dentro sui fogli e sul pane,
della tristezza che soffia da fuori,
da fori, buchi, escrescenze,
gli spifferi di vento che tagliano il cuore,
e lo chiamate spleen...

Io odio i raffreddori,
specie d'estate,
soffiandosi il naso come se si avesse da fare,
chi vuole sporcarsi il fazzoletto dei suoi peccati:
solo chi ha il muco nero,
mitralico assens(zi)o

Io rido e sbatto i pugni ripenso,
le nocche viola di febbre e di sale,
della violenza che turbina o muori,
d'amori, di luoghi, piccole essenze
i vuoti d'aria che cuciono gli atri,
e lo chiamano spleen...

Io odio le vertigini,
specie quando devo saltare,
perdendomi nell'aria, non voglio volare!
chi vuole il mio sangue sulle sue mani:
solo i muri, losanghe che non hanno parole.

Io tremo e digrigno i denti, per ore,
ho paura del freddo, degli occhi, del colore del mare,
dell'innocenza che sgozzi o ti tieni,
domani, noi pochi, bagnati e malati,
vuoti d'ira che spaccano i patii,
e lo chiamano spleen...

Io odio il freddo,
specie d'inverno,
stringendosi il petto come se s'avesse d'amare,
chi vuole i miei occhi che guardano il mare:
il morbo di un folle che deve tacere...

E lo chiamate spleen!

Tutti vorrebbero solo parlare,
tutti vorrebbero dire che dire,
va bene, e sia
venite bambini,
vi insegno un bel gioco,
lo chiameremo spleen.

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