Una piccola sintesi delle puntate precedenti: il funzionario del Regno, il nostro professore tanto in ansia di ripristinario il principio poco dialettico dello studio elitario, si è accorto che i barbari che da tanto attendeva scendere dalle montagne, sono già in città e gli stanno saccheggiando l'esistenza. Purtroppo hanno la faccia dei suoi nipotini.
I barbari del passato avevano le armi, i barbari che eravamo avevano la loro arte, i barbari che ci assediano cosa hanno?
L'informazione.
E' questa l'arma tremenda ed implacabile dei nuovi barbari: lo scambio informativo accessibile, gratutito, inarrestabile. Tutto sanno tutto e niente. E' un pò lo stile dell'ultima dinastia del Regno no? quale è l'ultima dinastia del Regno? Gli Americani. Ma ci sarà tempo per parlare di loro.
Nel frattempo concentriamoci sulle armi dell'orda. Se Leopardi avesse avuto un'arma avrebbe avuto un'ascia, un piccone per colpire in profondità, per fendere il velo e raggiungere l'infinito. E così vale un pò per tutti i romantici. Così si scelsero chi uno strumento, chi una penna, chi una tavolozza e con questi hanno trapanato per anni l'animo umano, quello che noi intendiamo per animo, qualcosa di profondo, cavernoso, difficile da carpire, da ricercare.
I barbari, mentre noi avevamo sostituito gli elmetti da minatore con le nostre sicurezze sul Sentimento, sulla Politica, sulla Religione e su tante altre Maiuscole, non muovendoci più nella ricerca, ma cristallizando dei principi, hanno deciso di aggirare la fortezza da sopra, dove non potevano essere visti.
Nel secondo capitolo avevo detto che la nostra civiltà si era impegnata nel trovare limiti e unità delle cose: l'uomo e Dio, Dio e la Natura, la Natura e l'Infinito e altri abbinamenti in cui emergesse la contrapposizione e la sofferenza per la nostra limitatezza, ogni tanto mandata nello "Iperspazio" dai sentimenti. E' come se noi ci mettissimo sempre dei paletti, all'inizio e alla fine di ogni cosa, così da misurarla e vederla in confronto a ciò che siamo. Non ci interessa il passaggio in mezzo, vogliamo i due paletti per delimitare lo scavo archeologico da visitare, da scavare.
Così i barbari si sono insediati su quello che c'è tra l'inizio e la fine delle cose, delle entità, dei sentimenti, della ragione, crando una rete di scambio di informazioni circa i punti di arrivo e di partenza. A loro interessa poco da dove parte il treno e dove si ferma, ma sono interessatissimi alle coincidenze, dove si incontrano le esperienze di chi viene da più parti. I barbari non si specializzano, raccolgono. Per questo noi li consideriamo dei superficiali, dei barbari, perchè lo sono, perchè costruiscono la loro cultura dove nessuno l'ha mai fatto, nel fare più cose, per averne dentro il maggior numero possibili, per essere delle coincidenze, delle intersezioni di informazioni, come sono i siti internet, come sono i centri commerciali.
I barbari vogliono diventare dei blog: non c'è alcuna gioia che passa per la sofferenza, la gioia è nell'accessibilità, nella semplicità, nella comodità.
Si può non condividere, pensare che solo i posteri capiranno, oppure essere dei semibarbari.
Nella prossima puntata curve, rette, punti e piani sul piano e piani nello spazio. Matematica pura o filosofia folleggiante?
AS HIMSELF
- the Rob's
- Roma, Italy
- He was born in a lazy tuesday.Just purple flowers around his cradle.Silence and purple flowers.The ancient Fathers whisper their secrets in his ears, before he went away, stolen by the wind, blessed by the moon."You are a travelling man" they said him.The roads of his life were just placed in the other side of our world, but when he became a man he felt the emptiness of the desert,and the acrid smell of the asphalt from the streets of the unknown. So he began writing poetry, singing against the night walls, searching for his home, taking his bag. He was a travelling man. And that's just a chosen destiny tale.
venerdì 23 maggio 2008
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