AS HIMSELF

La mia foto
Roma, Italy
He was born in a lazy tuesday.Just purple flowers around his cradle.Silence and purple flowers.The ancient Fathers whisper their secrets in his ears, before he went away, stolen by the wind, blessed by the moon."You are a travelling man" they said him.The roads of his life were just placed in the other side of our world, but when he became a man he felt the emptiness of the desert,and the acrid smell of the asphalt from the streets of the unknown. So he began writing poetry, singing against the night walls, searching for his home, taking his bag. He was a travelling man. And that's just a chosen destiny tale.

mercoledì 26 marzo 2008

Benzina Beat

"Beat è il viaggio dantesco, il beat è Cristo, il beat è Ivan, il beat è qualunque uomo, qualunque uomo che rompa il sentiero stabilito per seguire il sentiero destinato "

"quando dicevo a mio padre che desideravo moltissimo scrivere, lui diceva non c'è posto in questo mondo per uno "scrittore poeta". Ma la prigione era diversa, c'era posto per uno "scrittore poeta"... »

Gregory Corso, poeta (New York, 26 marzo 1930 - Minneapolis, 17 gennaio 2001)

Stralcio di "BOMB" tratto da "Il Buon Compleanno della Morte" (1960)
Buttafuori della storia Blocco del tempo Tu Bomba
Giocattolo d'universo Massimo di tutti i rubacieli Non posso odiarti
Odio il fulmine birbone? la mascella d'asino?
La clava nodosa d'Un Milione a.C. la mazza il flagello l'ascia
Catapulta Leonardo tomahawk Cochise acciarino Kidd pugnale Rathbone
Ah poi la cupa disperata pistola di Verlaine Puskin Dillinger Bogart
E San Michele non ha una spada di fuoco?
San Giorgio una lancia? Davide una fionda?
Bomba sei crudele quanto ti fanno gli uomini e non sei più crudele del cancro
Ogni uomo ti odia morirebbe piuttosto di scontro d'auto fulmine annegamento
Scivolone da tetto sedia elettrica infarto vecchiaia oh Bomba
Morirebbe di tutto piuttosto che te Il dito della Morte è franco tiratore
Non sta all'uomo che tu bum o no La Morte ha distribuito da sempre il suo
blu categorico Io canto te Bomba Prodigalità della Morte
Giubileo della Morte Gemma del blu supremo della Morte
[...]

martedì 25 marzo 2008

Il Tempo che Divide

Quando il Tempo,
scaltro inibitore,
par voler essere lento,
quando vorrei
già fosse domani,
folle nome che ci divide,
un momento e t'ho dinanzi
e parlarti m'è dolce,
e solo, solo allora,
nel baciarti,
m'è così banale e sciocco,
dire, ricordargli:
- Tempo, vorrei fermarti-

venerdì 21 marzo 2008

Se

Se riesci a mantenere la calma quando tutti intorno a te la stanno perdendo,
e te ne fanno una colpa;
Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;
Se sai aspettare senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato non rispondere con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all'odio,
senza tuttavia sembrare troppo buono nè parlare troppo saggio;
Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo;
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
o vedere le cose, per le quali hai dedicato la vita, distrutte,
e umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;
Se sai fare un'unica pila delle tue vittorie,
e rischiarla in un sol colpo a testa o croce,e perdere,
e ricominciare di nuovo dall'inizio
senza mai lasciarti sfuggire una parola su quello che hai perso;
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi a sorreggerti
anche dopo molto tempo che non te li senti più,
e così resistere quando in te non c'è più nulla
tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!";
Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà,
o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale;
Se non possono ferirti nè i nemici nè gli amici troppo premurosi;
Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
dando valore a ogni istante che passa;
tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa,
e - quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

mercoledì 19 marzo 2008

Pioggia nel primo pomeriggio

La tristezza di un giorno di sole sta nelle parole non dette che finiscono per oscurare le stelle la notte.

Silenzio.
- Un bel posto, anche gli spaghetti sono ottimi -
- Sì -
Silenzio, il sole filtra dalle vetrate colorate del ristorante.
- Dicono che si metterà a piovere nel pomeriggio...
- Il tempo sembra così bello...
Il secondo se ne va via con qualche sguardo e sorriso. Silenzio.
- Hai visto la partita ieri sera?-
- No-
-...
Il tiramisù è surgelato, ma non è male.
...
- Giovanni?-
- Sì?-
- Pensi davvero di amarmi?-
- Penso che sia come quando dipingo un quadro: lo vedo, poi scompare, ho una visione, immagini, ricordi, aspettative, scavo...il pennello parte e la tempera tinge il resto, ma io non so cosa stia succedendo, solo quando finisco mi rendo conto che quella tela era già così, non poteva essere altrimenti-
-...
- Fisso la tela, poi, tutte le volte, e la maggior parte delle volte sai che succede?
- Cosa?-
- Rimango entusiasta di quello che vedo, perchè non lo capisco, ma so che è bellissimo-
- Perchè?-
- Perchè è sincero-
-...
-... tu...
- Vino?-
- Sì, ma poco...grazie-

Parole non dette.
Quel pomeriggio avrebbe cominciato a piovere: le previsioni non sbagliano mai in giornate come queste.

La normalizzazione

Mosca 17 marzo (ApCom) -In un commento diffuso dal Ministero degli Esteri russo, ci si augura "che l'amministrazione della Repubblica popolare cinese prenderà le misure necessarie per fermare le azioni illegali e garantire la normalizzazione nel distretto autonomo". Tuttavia "qualsiasi tentativo teso a politicizzare le Olimpiadi estive cinesi del 2008 è inaccettabile", rende noto il Dipartimento Informazione e Stampa del Ministero.



PECHINO (Reuters) - La Cina ha denunciato oggi gli attacchi contro le sue ambasciate da parte di attivisti pro-Tibet, a poche ore dalla scadenza dell'ultimatum ai manifestanti a Lhasa di consegnarsi e ha assicurato che farà tutto quanto in suo potere per proteggere l'integrità del suo territorio. (17 marzo 2008)

Il Tempo - DHARAMSALA - La bandiera con il leone delle nevi, vietata in Tibet dal 1959, è diventata il simbolo della rivolta popolare che infiamma gli altipiani himalayani e rischia di finire in "un enorme massacro". Così hanno detto i membri del governo tibetano e del parlamento in esilio che denunciano già "centinaia di morti", e ne temono molti altri dopo la scadenza dell'ultimatum di ieri a mezzanotte per quanti vorranno consegnarsi alle autorità per ottenere così riduzioni di pena. Mentre giungono le prime voci di rastrellamenti a tappeto nelle case degli attivisti, gli esuli hanno rivolto un disperato appello alla comunità internazionale per verificare ciò che sta succedendo a Lhasa e nel resto del loro paese dal 10 marzo, giorno delle prime pacifiche manifestazioni dei monaci, a oggi. "Mi viene in mente l'immagine di una piccola gazzella pronta a essere sbranata da un leone", ci ha detto il Dalai Lama in una breve conversazione nella sua residenza di Dharamsala a poche ore dall'ultimatum. In realtà, secondo le fonti dei funzionari che entrano ed escono dal suo ufficio con continui aggiornamenti dal Tibet, la repressione è cominciata da almeno due giorni, e spiegano che specialmente di notte la polizia entra nelle case degli ex detenuti politici e degli attivisti per arrestare ogni possibile tibetano sospettato di organizzare o partecipare alla rivolta. Le autorità di Pechino negano che sia stata usata la forza e perfino di aver sparato, nonostante le numerose testimonianze di tibetani, stranieri e anche cinesi che hanno detto di aver sentito chiaramente numerosi colpi di arma da fuoco in diverse zone della città, di fatto sotto coprifuoco da due giorni. Le autorità regionali hanno alzato a tredici il numero dei morti di etnia han, la maggioranza cinese, negando l'esistenza di vittime tibetane. "Nessun paese democratico - ha detto il governatore tibetano Qiangba Puntsok - tollererebbe questo tipo di crimini". Gli ha fatto eco il rappresentante alle Nazioni Unite Liu Zhenmin: "Il caso non è stato sollevato al Consiglio di Sicurezza, è violenza locale, un fatto interno". A Pechino il portavoce dell'esecutivo Liu Janchao ha aggiunto che "il governo cinese proteggerà inequivocabilmente la sovranità nazionale e l'integrità territoriale", e ha accusato "le forze indipendentiste tibetane guidate dal Dalai lama" di usare la violenza sia nel paese che all'estero. Per questo ha invitato i governi di tutto il mondo ad aumentare le difese delle loro ambasciate.
E' anche una guerra di nervi, che ha come obiettivo dichiarato lo svolgimento delle Olimpiadi di agosto. "Penso che nonostante le atrocità - ha detto Janchao - hanno fatto un calcolo sbagliato. Noi siamo determinati a rendere i Giochi un grande successo". Intanto notizie sempre più dettagliate di nuove proteste e massacri giungono dalle diverse organizzazioni di esuli in contatto con i residenti nelle vaste regioni dell'altipiano himalayano dove vivono sei milioni di tibetani. Secondo un ministro del governo in esilio le manifestazioni si sono spostate dalle città alle aree rurali, come a Methokunga, nel Tibet centrale dove "sono scese in strada tra le 7 e le 8000 persone", nell'Amdo (in cinese Qinhai), a Kardzé, e nel lontano Sichuan cinese, dove continuano i disordini ad Abe, dopo che le autorità hanno esposto come monito i corpi di otto persone uccise tra i quali uno studente di 15 anni. L'esercito è intervenuto in massa anche nel Gansu, a Labrang, (ribattezzata Xihae), per domare le continue proteste di monaci e civili che continuano ad affluire nella città per una cerimonia religiosa trasformata in aperta rivolta. (18 marzo 2008)



DHARAMSALA (India) - Altri 19 manifestanti tibetani sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza cinesi nella provincia centro-settentrionale del Gansu. Lo rende noto il governo tibetano, in esilio a Dharamsala, nel nord dell'India. Il totale dei morti "accertati" dal governo in esilio sarebbe dunque salito a 99, in una settimana di disordini. Secondo il governo cinese invece sono state uccise non più di dieci persone. Nella provincia cinese del Gansu si trovano numerosi templi buddhisti e una consistente comunità tibetana. (Agr) 9 ore fa.



Mentre gente innocente continua a morire e a difendere pacificamente i propri diritti culturali ed umani, vorrei ricordare che tra i paesi con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu c'è proprio la Cina. Com'è che era: violenza locale, un fatto interno.

La comodità del silenzio.

martedì 18 marzo 2008

Facili Equazioni

Sei personaggi in cerca d'autore,
Sei,
lievi presenze di striscio nel sole.

Tre paesaggi cercando un pittore,
Tre,
intrepide assenze, acquarelli, persone

Due miraggi accerchiando il dolore,
Due,
vagabonde coessenze di fine stagione.

Uno incoraggi questo tuo nome,
Uno,
un personaggio in cerca d'amore.

San Patrizio e perchè no!


Agenzia ANSA - Mi dicono proprio ora che oggi è il St. Patrick's Day e sono orribilmente dispiaciuto per non essermi ricordato prima e non essere uscito a sfasciarmi di pinte come la tradizione religiosa imporrebbe. Saluto commosso i fratelli irish che se la staranno bevendo alla faccia dei vecchi english, tutti vestiti di verde, le chiappe al vento.

We Like Clovers, We Like Green, We Love Ireland and Guinness Within!

lunedì 17 marzo 2008

Le Frequenze dei Pensieri

Ma che ti frulla nel cervello? Demoni austeri, anoressica paralisi dei tuoi pensieri e sentimenti, vivi morendo sulle coste di una laguna melmosa di petrolio, mentre gabbiani cadono, gestiti dalla mano saccente di scienziati che ti lanciano digestivi soporiferi.
- A che pensi?
- ah?
- A che pensi, neanche stai cantando?
- Niente di che, ero andato in stand by
Stavolta te ne saresti dovuto scorrere via, inutile ciottolo di un fiume, inezia sdrucciolevole di una strada interrotta, il Grande Monte dei tuoi antichi Lari ha smesso di guardarti, tu hai smesso di farlo.E non sei sciocco ad aver interrotto questa visione: facezia di pezzi di uno specchio deforme.
- Cantiamo?
- Sì, dai metti una stazione dove danno qualche canzone decente
Bugiardo, perversamente bugiardo ed egoista: menti per non perdere le dolci sembianze del tuo viso, ma io, giovane diavolo della tua anima sedentaria, ti scruto, ti muto, ti vedo. Non sei razionale, furbo, coraggioso: sei autoprotettivo, sconsolante, lesivo. Dammi i tuoi lineamenti, la tua pelle, fammi venire con te, cosicchè possa abbandonarti sul ciglio dei questa highway senza fine, a passeggiare sui tuoi pensieri da distratto perdente. E' ora di crescere, è ora di dire no, è ora di dirti no.

Lei iniziò a cambiare frequenze, mentre le canzoni passavano in una sfilata serale.

E' ora di guadagnarsi il biglietto del tuo viaggio o, altrimenti, partitò io, da solo.

Lei si sintonizzò d'improvviso, non ricordo bene dove, ma la canzone partì spedita, appena cominciata:
"Prima di partire per un lungo viaggio...
- No, non mi piace- disse e cambiò ancora, così, subito
"...conviene prenotare" da una pubblicità

Scoppiai a ridere, mi avvicinai a lei, le diedi un bacio sulla fronte.
Ero stato salvato ancora, da una risata, come sempre.
Questa è la verità.
Saggezza della radio, mentre scorri nell'etere e cammini nella tua imprevedibile vita.

domenica 16 marzo 2008

1 + 4

Uno più Quattro
0
Il grande luminare posa la pipa
posacenere sporco

si riversa sul tavolo

nella mente la cura per tutti i mali
perduta sul tapetto su cui cola via

1
Il cantante di strada è malato,
rannicchiato sulla porta, tenendosi il cuore

Una canzone in meno nella rumorosa notte
2
Oltre il muro
l'anziano giardiniere pianta le sue cesoie
Un nuovo giovane uomo
è giunto per tagliare la siepe
3
La Morte piange perchè la Morte è umana,
passando tutto il giorno in un cinema quando un bambino muore

4
Il ragazzo sbarbato corre nella notte
piccole visioni nell'asfalto infido
si abbattono i muri sul suo inconscio volante

Dovrebbe morire ma s'è salvato

Il Destino è scherzoso perchè il Destino è immortale,
giocando tutto il giorno in un bingo quando la Morte si riposa

[ testi: Gregory Corso -1, 2, 3 in corsivo- e Rob's - 0 e 4-; traduzione: Rob's]
La poesia che ho voluto invadere deliberatamente si chiama "Tre" ed è tratta dalla raccolta "Gasoline". Questa è la versione originale.

Three
1
The street singer is sick,
crouched in the doorway, holding his heart.

One less song in the noisy night.
2
Outside the wall
the aged gardener plants his shears
A new young man
has come to snip the hedge
3
Death weeps because Death is human
spending alla day in a movie when a child dies.

Buona vita

sabato 15 marzo 2008

Scontri a Lhasa


La Storia - La Cina controlla il Tibet dal 1951. Il Dalai Lama fuggì nel 1959 e da allora vive in esilio a Dharamshala, in India. Il leader tibetano, premio Nobel per la pace del 1989, non chiede più l'indipendenza, bensì l'autonomia della regione,ma Pechino ha sempre respinto ogni richiesta di confronto.

L'Attualità
Dharmsala (India), 10 mar. (Apcom) - Il Dalai Lama ha denunciato con forza la repressione cinese in Tibet, con dichiarazioni insolitamente dure e rilasciate nel giorno del 49esimo anniversario del suo esilio in India, ma soprattutto a cinque mesi dai Giochi olimpici a Pechino.
Il premio Nobel ha attaccato le "enormi e inimmaginabili violazioni dei diritti umani" commesse dalla Cina in Tibet, che arrivano a "negare la libertà religiosa": "Dopo circa sei decenni, i tibetani vivono in uno stato permanente di paura e sotto la repressione cinese", ha dichiarato Tenzin Gyatso di fronte ai suoi sostenitori raccolti a Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio nel nord dell'India.
Affermazioni pesanti,anche se il Dalai Lama accusa regolarmente Pechino di mettere in pratica un'"aggressione demografica" a causa della colonizzazione accelerata del Tibet che sta portando l'area a un "genocidio culturale".

Pechino, 11 mar. (Ap) - I monaci buddisti hanno organizzato due proteste questa settimana a Lhasa, capitale del Tibet, in segno di aperta sfida al regime cinese. Alcuni di loro sono stati arrestati, ma per essere poco dopo rilasciati.
Champa Phuntsok, tibetano alla guida del governo regionale, ha affermato che le autorità hanno detenuto brevemente alcuni monaci del monastero di Drepung fuori da Lhasa, i quali cercavano di marciare verso la città nell'anniversario della fallita rivolta tibetana contro Pechino nel 1959. Phuntsok ha spiegato che i monaci sono stati rilasciati poco dopo essere stati interrogati e "consigliati".
Ieri circa 300 bonzi, secondo Radio Free Asia, si sono diretti fino al maestoso Palazzo Potala, ex residenza dei Dalai Lama delle diverse generazioni, per chiedere il rilascio dei monaci arrestati a ottobre scorso quando il leader spirituale, il Dalai Lama Tenzin Gyatso, ricevette la medaglia d'oro del Congresso Usa, una premio che irritò i vertici di Pechino. Champa Phunstok ha confermato inoltre una dimostrazione minore nel corso della quale nove monaci hanno gridato slogan di protesta nei pressi di un tempio.
Centinaia di esuli tibetani hanno ripreso intanto stamattina da Dharmsala, nel nord dell'India, la marcia di protesta contro l'assegnazione a Pechino dei Giochi olimpici e sfidano la polizia indiana che ha ordinato loro di non uscire dal distretto. La marcia, cominciata ieri e interrotta nella notte vicino alla città indiana sede del governo tibetano in esilio, è diretta verso il Tibet.

Lhasa, 14 mar. (AP) - Negozi e automobili delle forze dell'ordine sono stati date alle fiamme oggi nel centro di Lhasa, dove centinaia di persone si sono unite alla protesta dei monaci buddisti contro il governo cinese iniziata lunedì scorso. L'ambasciata Usa a Pechino riferisce che cittadini americani hanno assistito a sparatorie nella capitale tibetana e secondo l'agenzia cinese Xinhua ci sarebbero dei feriti. La città è stata chiusa agli stranieri.
A Lhasa i tre principali monasteri buddisti sono stati accerchiati da migliaia di soldati e i monaci di Sera, il secondo monastero della regione, hanno cominciato uno sciopero della fame. Due monaci del monastero di Drepung sono in condizioni critiche dopo aver tentato il suicidio tagliandosi le vene. Lo ha riferito Radio Free Asia, un'emittente finanziata dagli Stati Uniti.
Ma dopo l'assedio dei monasteri le proteste sono esplose e hanno raggiunto un livello che non era mai stato registrato negli ultimi 20 anni in questa regione nel nord-ovest della Cina. In particolare, è stato preso d'assalto il centro storico di Lhasa dove oggi si sono verificati incendi nel mercato, il Barkhor.
Funzionari del Partito Comunista cinese e della polizia sostengono di non avere informazioni su quanto sta accadendo a Lhasa e si rifiutano di commentare le notizie riferite da Radio Free Asia (Rfa). Secondo questa emittente molti altri monaci, oltre ai due che si sono tagliati le vene, stanno compiendo gesti di autolesionismo per protestare contro l'accerchiamento delle forze dell'ordine attorno al monastero e contro l'arresto di alcuni monaci.
Le proteste sono iniziate in due monasteri di Lhasa lunedì, anniversario della rivolta non-violenta del 1959 contro l'occupazione cinese, e giovedì hanno raggiunto anche quello di Ganden, secondo Rfa e l'associazione britannica Campagna internazionale per il Tibet (Ict). I tre monasteri sono di grande importanza storica e vengono chiamati "I pilastri del Tibet". Anche a Xiahe, altra città tibetana, circa 200 persone guidate da monaci buddisti hanno iniziato a manifestare contro il governo di Pechino.
Nel nord dell'India oltre cento tibetani in esilio, che avevano iniziato una marcia da Darmanshala verso il Tibet, dovranno scontare due settimane di carcere dopo essere stati arrestati ieri con l'accusa di aver minacciato "la pace e la tranquillità" della regione.

(ANSA) - PECHINO, 14 Mar 18:54 - I disordini a Lhasa sono 'orchestrati dalla cricca del Dalai Lama', ha detto - per Nuova Cina - il governo del Tibet nominato da Pechino. Intanto fonti tibetane indiane, citando la Tibet Society di Londra, riferiscono che le due vittime degli scontri in Tibet sarebbero una ragazza di 16 anni e un monaco. Secondo le informazioni, la ragazza sarebbe morta a Lhasa mentre il monaco a Ramoche. La polizia indiana, inoltre, ha arrestato un'ottantina di manifestanti tibetani a New Delhi.

Lhasa, 15 mar. (Adnkronos/Dpa) - E' di almeno 100 morti il bilancio degli scontri avvenuti ieri a Lhasa, capoluogo del Tibet. E' il drammatico bilancio reso noto dal governo tibetano in esilio nel nord dell'India.
Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa cinese 'Xinhua', che cita un alto funzionario del governo tibetano, le vittime invece sarebbero 'soltanto' 10 e si tratterebbe di "civili innocenti", morti in seguito agli incendi appiccati contro numerosi negozi della città. E secondo una terza fonte, la radio 'Free Asia', negli scontri di ieri sarebbero rimaste uccise almeno 80 persone. Al momento non si hanno notizie di cittadini stranieri coinvolti negli incidenti.


Mentre, meschinamente si fa la conta dei morti e se ne trae una media unanimemente condividibile e accettabile, qualche breve delucidazione.
Quando il Dalai Lama è venuto in Italia, negli ultimi mesi dello scorso anno, nessuna personalità di spicco, nè politica nè tantomeno religiosa (vedi il Papa) ha potuto "liberarsi dai propri impegni" per incontrarlo. Nessuna emittente ha mandato in onda qualcosa di più corposo di un breve flash di immagini. Così è accaduto in molte altre visite in paesi occidentali, i cosidetti "Paesi liberi".
La Cina è stata osteggiata per anni per il suo regime sanguinario: oggi, nella sua versione capitalistica, sembra riscuotere maggiori consensi e timori. La Repubblica Popolare ha uno dei più alti tassi di tortura al mondo, la più alta crescita economica registrabile attualmente, un PIL esorbitante, un Pil pro capite miserrimo. I dirigenti cinesi, unico polo ricco del paese, investono all'estero, possiedono titoli del debito americano, detengono volontariamente svalutata la loro moneta per aumentare la competitività con l'estero. La media della popolazione cinese vive in zone scollegate, povere, abbandonate, in una sorta di periodo imperiale mai terminato.
Vergogna.
Il 14 marzo, il leader del PD, Walter Veltroni, ha parlato a favore del Dalai Lama riguardo questa nuova crisi in Tibet: sfruttamento ipocrita o risveglio di coscienza? Non lo so.
L'importante è che si parli di certe cose e si perda meno tempo in banalità.

Per saperne di più guardate qui cosa rappresenti Lhasa. Anche se è un consiglio cretino: guardate "Sette Anni in Tibet". Sembra che con i film, ormai, la nostra indignazione sociale ed umana diventi più attiva e dinamica.

venerdì 14 marzo 2008

Il Signor Oggi

Così è proprio questa la luce tossicodipendente con cui funziona un blog: puoi parlare di te, farlo sapere a tutti, senza starti a preoccupare d'averlo veramente detto a qualcuno.



Assefuazione gorgogliante di eroina che brulica su un cucchiaino da caffè, il solito accendino bic, viola, triste che m'accompagna da una vita. I fedeli compagni ti bruciano sempre a pochi metri dalle dita, senza che tu te ne accorga mai. Poi, per caso, ti bruci e vedi la fiamma.



"- Se avessi un'Università di Poesia sai cosa verrebbe scritto sul portale di ingresso?-
- No, cosa?-
- Impara Qui Che Imparare è Ignoranza! Signori non rintronatemi le orecchie! La Poesia è polvere d'agnello! E' la mia profezia! Sarò il capo di scuole in esilio! Me ne Infischio!-

Sistemo il vecchio laccio, grande lazo di lattice che guida popoli di demoni mandriani alla deriva dei nostri giorni di straordinaria razionalità; la vecchia sul calesse si ferma, occhio di vetro meschino: mi vuole scavare lo sterno con la sua indagine ottica da una misera serratura di un solo, piccolo, perduto bagno pubblico di una stazione incognita in una qualche città di Dio, dove il dio m'ha lasciato per sempre, colpa sua di non aver tirato su l'ombrellino blu, come la guida unghie-smalatate-da-falco del gruppo di turisti giapponesi, colpa mia che non ascolto mai le indicazioni che mi danno, e mi gingillo con idiote caramelle alla menta sull'autubus del destino latrina che mi fa sedere, oggi, su mattonelle infangate, forse, di merda.


"Raphael dice arrabbiato:
-Ah, credo che lacerò il racket della poesia. Non mi sta portando a nulla. Io voglio dei piccioni tubanti sul mio tetto e una villa a Capri o a Creta. Non voglio dover parlare con quei deficienti di giocatori d'azzardo e con quegli straccioni, voglio conoscere conti e principesse -
- Tu vuoi un fossato!-
- Voglio un fossato a forma di cuore come in Dalì - Quando mi presentano Kirk Douglas non voglio dovermi scusare -"

E, poi, grande corteo dantesco di grifoni, beati, angeli e Beatrici sfuse, per l'amore insaziabile di noi avari, rinsecchiti amanti della vita e dell'anima, ricerca nel tutto-niente, mi porta dinnanzi al Graal della nostra cavalleria moderna e allucinata: ecco il mio ago, nuova Excalibur, e la mia mano è quella della dama nel lago. Trasuda giallo oro. Risucchia la potenza dei signorotti precedenti al Signore. Inietta il coraggio di Camelot.



"...e alla fine stupidi poeti gli chiediamo un ultimo consiglio, lui sta lì, a guardare il traffico del New Jersey sulla strada attraverso le tendine di mussola del soggioro e dice:
- C'è un sacco di bastardi là fuori -
Da quel giorno ho a lungo meditato su questo."



La vena pompa, piccolo groppo che galoppa, scorre sereno, si irradia, mani ramificate in un corpo di dolce tranquillità. Ho in mente "Elephant Love Song Medley" da Moulin Rouge, quei lustrini, quel "we should be lovers", quell'urlo strappato nel pozzo di un amore che lotta, quel lottare che mi tiene sdraiato a guardare le incrostature del cesso, perchè troppo ho amato, perchè mai ho lottato. Mi passano veloci quei maledetti, candidi, ignoti, non lo so che colore avessero, supposi fluorescenti, poi verdi, poi immaginai dovessi vederli per saperlo e ora li vedevo, li vedevo i "glittering eyes" del vecchio marinaio di Coleridge.

Ma tra tutte le definizioni di un mondo in preda a distorsioni artificiali quella che sempre preferirò, seduto, appoggiato a questo muro che puzza di urina, è:


"- Voglio scrivere di tutto quello che succede dietro ognuna di quelle finestre!-"


Ed ogni cosa ha senso, non importa davvero chi abbia capito la mia storia. Io morente, drogato, rinchiuso in una toilette,vi basti sapere che ero un poeta.





P.S. : questo lo dedico al Signor Oggi, personaggio passeggero e fugace, che ogni tanto viene a sussurrarti notizie che non ti aspetti. Così il signor Oggi mi ha rivelato che ancora uan volta ho davanti una possibilità di carta e si richiede il mio autografo per la pubblicazione del mio secondo libro.
[Un grazie particolare al vecchio Jack K. Duluoz, maestro di pensieri, che ha collaborato in tutte le citazioni in corsivo.Il 12 marzo ha festeggiato 86 anni insieme a tutti i suoi amici e personaggi: in qualsiasi paradiso o nulla si trovi, io lo immagino sulla strada]

giovedì 13 marzo 2008

La Visione della Terra dal Mare

Ai confini del mondo,
il cielo ho toccato,
tendendo un dito,
l'amore sfiorando
sporco blu d'infinito;
un dito, mio amico,
toccando il mistero
in cui sono nato,
scoprendo nei limiti
l'orizzonte emisfero,
una stella che crolla,
una vela ammainata,
-Terra, capitano, terra!-
consacrata è la sera
in cui un bacio sa d'erba,
palme e sogni d'un alba,
sola, un'indigena spera,
cannocchiali ansiosi sul mare,
nostalgia lesta d'amare,
salpare, tornare, restare, partire
con una mappa toccavo la sera,
illuminando la spada quest'imbrunire,
presi la luna,
e riposi il mio corpo nel cielo a dormire.

venerdì 7 marzo 2008

Life is Now

Luca Bordon era un vecchio sessantottino spiantato, uno di quelli che non aveva deciso di farsi riprendere dalla società, ma che la società aveva deciso di riprendersi, facendolo passare dalla porta sul retro della vita. Sulla cinquantina, capelli brizzolati, faccia scarna, magro, se non per una leggere prominenza addominale ad indicare il suo utilizzo abitudinario di Nastro Azzurro e la sua età che avanzava in silenzio. Un'esistenza anonima. Era in quel periodo in cui si prendono le ultime decisioni rilevanti sulla propria esistenza: continuare a far il bidello di una scuola elementare o farsi una vita, riprendersi da quella stasi che durava da una ventina d'anni circa. Bordon non era sposato, niente figli, niente amici, nessuna relazione, una passione per le lingue straniere che mai aveva imparato e che adorava ascoltare la sera, mentre scongelava la cena, girando tra i telegiornali internazionali che, a rotazione, si alternavano sul suo televisore. Meraviglie della TV satellitare. Si era messo a navigare su internet per cercare la sua anima gemella, l'altra metà del cielo ecc ecc... Poi, un giorno, aveva intrapreso una conversazione con una persona incredibile e dopo un mese di scambi di idee, parole, esperienze, avevano cominciato a scriversi per lettera, come si faceva tanto tempo fa. Il vecchio Bordon, così, s'era ricordato come ci si sentiva da giovani, o meglio, quando lui era giovane e le ragazze e i sogni, di certo, non gli mancavano. Ricordava il suo viaggio folle in Tibet, la visione della città di Lhasa, l'emozione di quello che sapeva spiegare solo nei suoi pensieri, l'unico epico racconto della sua vita che potesse dire di aver vissuto. Solo in quei fogli di carta, scritti a penna, riusciva ad esprimere altro, tutti quei sentimenti e quell'amore che gli veniva dai pochi libri che gli passavano sotto mano.
Così, dopo un anno d'amorosa corrispondenza, in una lettera prese il coraggio di scrivere:
"Incontriamoci"
La risposta non si fece attendere:
"Fra tre giorni" e indicati c'erano il luogo, l'ora, il modo per riconoscersi l'un l'altro: avrebbero avuto in mano un fiore giallo. Tutto qui, tutto semplice, sincero, romantico, profumo d'antico.
Luca Bordon, bidello in pausa di riflessione, stava fermo, appoggiato ad un palo della luce, una rosa gialla in mano in una mattina che annunciava pioggia.
Passò un'ora rispetto a quella concordata per l'appuntamento. Doveva andare a lavoro. Aspettò ancora un'altra ora, l'avrebbe giustificata incolpando i ritardi dei mezzi pubblici. Restò comunque l'unico con un fiore giallo in mano quella mattina, su quella piazza. Si mise il cappello in testa, buttò il fiore in terra. Cominciò a piovere.

Tre giorni ad aspettare. Tre giorni. Non facciamo altro che aspettare e sperare.
E fumare, a volte.
Fermo lì, la mia brava sigaretta, a sperare. Quando c'è qualcosa in cui si crede di poter credere, ci si aggrappa alle sue vesti, specie se ha una figura umana e tu sei solamente uno dei tanti volti di una città che scende frettolosamente dal letto.
La coinvolgente sensazione di sperare che prende, afferra, il groppo alla gola, il pensiero che fa ridere e tutti si chiedono perchè quell'idiota lì, che poi sarei proprio io, stia ridendo, le parole che non sento perchè viaggio su altre frequenze, il silenzio che parla davvero e chissenefrega quello che dice, mi pare già straordinario poterci conversare, l'attesa che stride nei denti, la meraviglia, mai provata, per la noia di un giorno di pioggia, osservato da una finestra di un qualche luogo che non mi interessa realmente identificare, e guardo tutto, piccolo extraterrestre neonato con gli occhi illuminati dalla natura profonda che nutre, semplifica e avvolge nel mistero le cose del mondo, il ramo intrecciato di quella quercia, la luminosità di un sasso bagnato, illuminato da una luce di provenienza ignota, dato un sole coperto e rubato. E, alla fine, sono proprio un monaco tibetano seduto sulla montagna della felicità potenziale, in preda a mistiche visioni, finalmente rosee, e anche un pò gialle, sul mio futuro e ci sono tutte le persone che conosco e qualche drago, cavaliere e fata sfusi.
E poi che succede? Assolutamente niente. Come se, mentre te ne stai sul picco della Terra a goderti la contemplazione del tutto, arrivasse un netturbino e "oh, scendiamo da sta montagna di immondizia? C'ho da lavorare io!" e tu "eh?" e poi scendi, niente più tuniche rosse, sguardi toccati dallo spirito della storie degli uomini, ma occhi torvi, scuri, sopracciglia incurvate verso l'alto, facce scontente, palazzi scoloriti, cielo grigio, una barbona appena sveglatasi, anche lei, in questa realtà senza sogni, che smuove un pò la misera coperta di cartoni. "Life is now" c'è scritto.
Traduco.
Reduce dell' esperienza nella Lhasa della mia anima, ancora ce la faccio a sorridere per l'ironia bastarda di questo aggregato di uomini, asfalto, macchine e cemento. A volte, sa essere comico in un modo tutto suo.
A volte.
Il fumo della città.
Non capita mai nulla che venga a cambiare questa vita, mi chiedo. Qualcosa di positivo intendo. E quando la vedo lì davanti, che arriva, la vedo, so che è lei, la mia speranza, la mia svolta, resto immobile con le braccia aperte e rimango solo, la sensazione che un ectoplasma mi trapassi e la tristezza d'averci creduto. Tanti altri fantasmi entrano uno nell'altro, ma non hanno quei capelli che volevo, non quegli occhi, non quelle mani. In definitiva, sono solo persone che si scambiano anime e pensieri senza accorgersene. Solo il neon di una città che si fa notturna di temporale sin dalle prime ore del mattino. Una macchina non si ferma al passagio pedonale, il verde del semaforo dura il respiro d'un uomo anziano, l'autobus è pieno e sto stretto, in piedi, soffocato o, forse, sto solamente reimparando la mia quotidianità.
"Scusi, scende?"
"No" e resta ferma. La logica sottostante ad una domanda è un esercizio intellettuale troppo complesso per la signora occhi di falco, buste della spesa, foulard sui capelli che già ha deciso di odiare quello che gli sta intorno, di non capire, di imprigionarsi altrove.
"Scusi, dovrei scendere" lei si scansa senza dir niente.
Scendo dall'autobus, mi avvio verso la fermata della metropolitana, il coglione che va forte sul bagnato mi spedisce un'onda di oceano-pozzanghera sulla parte destra dei jeans. Considero la situazione, tenendo i calzoni con una mano e analizzandoli.
Scoppio a ridere.
Allora m'accendo una sigaretta, una di tante, mi siedo su un muretto, uno di tanti, vicino a me un vecchio, due ragazze, una mamma col bambino, un signore con un cane. Sono ancora uno di tanti. Mi chiedo se qualcuno di loro abbia mai visto la sua Lhasa. Butto fumo dalla bocca.
Passa il tram, mentre mi scorre davanti agli occhi, ho tempo di leggere.
"Life is now" c'è scritto.
Come se non lo sapessi già.

lunedì 3 marzo 2008

Il Coraggio di Essere Codardi

- Mi chiamo Alexander Colin McMillan.
Tutti mi chiamano Alex. Tutti dico, anche chi non mi conosce, dopo una giornata insieme fa “Ciao Alex”. Appunto. Tutti. Una volta due miei amici d’infanzia, dopo essersi conosciuti si dicevano “Ma pure tu lo chiami Alex” “Sì” “Pensavo di essere l’unico””Anche io”. Tutti. Non racconto bugie, non sempre almeno.
Vivo a Roma da quando sono nato, o quasi, ma perderemmo troppo tempo se vi spiegassi le mie origini. Vi basti sapere che mio padre è irlandese, fuma la pipa e ama l’Italia, mia madre è italiana, si preoccupa ce non prenda freddo alla schiena e ama leggere, insegnava lingue straniere. Quindi, eccomi qui: con un nome lunghissimo, da non riuscire mai ad entrare negli spazi dove si firma, una vita a spiegare che “No, non sono straniero” “Ma hai il nome…” “Ho genitori originali” oppure “Fatti gli affari tuoi, non è mica tuo il nome”. I bambini devono sempre analizzare la situazione, chiedere perché, dove vanno, chi sono, quale è il senso delle cose, che significato ha il tuo bizzarro nome visto che parli italiano. Insomma, non c’è speranza. È all’asilo che si impara la vera filosofia, mica all’università. I bambini ne sanno molto di più di qualsiasi signor Hegel o Sant’Agostino che capiti in giro. I bambini non si fanno paranoie, loro chiedono solo perché: rispondetegli poi, cercando di evitare un successivo “e perché?”.
Ad ogni modo i miei vecchi sono brava gente: nessun letterato, grande scienziato o luminare prossimo al Nobel, ma m’hanno saputo amare. Ed è questo che conta alla fine. Solo questo.
Io, invece, sono un bastardo. Ho in mente già da tempo di dargli una lettera che porto in tasca tutti i giorni. Cosa aspetto per dargliela? Aspetto di avere il coraggio di essere un codardo, di andarmene via, di partire. Dove? E che ne so io.
Io scrivo solo poesie.
Dico davvero, scrivo poesie, e mi riesce anche bene a quanto pare. Fra qualche mese dovrò presenziare anche ad una premiazione per un libro che ho scritto. Non ve l’aspettavate vero? Non se lo aspetta nessuno. Quando lo rivelo, la faccia del mio interlocutore, interlocutrice è tra il sorpreso, il disgustato, il dubbioso e il “chissà che assurdità scriverà sto tipo". Invece, sto tipo scrive poesie, anzi, ha scritto un libro di poesie.
A dire la verità, avrei sempre voluto scriver un romanzo, ma niente, mi escono fuori le rime, le parole difficili, quelle auliche, e tutte le paranoie da poeta in lotta col mondo, triste, cinico e sofferto.
Studio anche, all’università, ma ora non mi va di parlarne. Ne parlo già talmente tanto all’università dell’università. Almeno studiare mi ha un po’ distratto negli ultimi tempi: mi sono lasciato con la mia ragazza. Sapete quelle relazioni burrascose, ti lascio, ti riprendo, poi “lasciamoci che tanto lo sappiamo tutti e due come va a finire” (veramente io no), ti va di uscire una volta per fare due chiacchiere, io mi gioco il jolly, io vedo, insomma roba così. L’aggravante è stata solo una però: avevo scoperto, dopo un anno, sapete cosa? Sì, bravi. Mi ero innamorato. Cotto. Finito, perduto, smarrito, spaesato, un cretino. Altri sinonimi? Io ne avrei a bizzeffe, ma non voglio tediarvi ulteriormente con queste storie melense. Tuttavia, tutti i miei fantastici voli pindarici erano inutili: c’eravamo appena lasciati quando ho avuto la mia rivelazione sulla via di Damasco o, per essere meno epici, sulla via per tornarmene a casa, una normalissima sera passata a casa di amici.
Gli amici.
No mi posso lamentare di certo degli amici. Ne ho parecchi, pochi buoni, ma si sa come vanno queste cose. A dirvela tutta, dovrei anche andarci da un mio amico ora. Infatti, sarei in ritardo, io sono sempre in ritardo. Dico davvero. Sono uno che è cronicamente in orario sulla tabella di marcia, ma poi, all’ultimo istante, si perde, si gingilla, si fuma una sigaretta, si legge un libro, si mette a parlare da solo, come sta succedendo adesso, ed arriva tardi.
Quindi, scusate, ma non vorrei tardare troppo sul mio ritardo.
Dico davvero, siete un pubblico fantastico, ma non ci siete perciò mi accomiato con molto dispiacere. Buon proseguimento.-
Così Alex la smise di parlare con lo specchio del bagno, si aggiustò i capelli, indossò il cappotto, prese le chiavi della macchina dal mobiletto vicino all’entrata ed uscì. Poco prima di chiudere la porta, la bloccò con uno scatto deciso e la riaprì.
Le chiavi di casa.
Le prese e richiuse la porta dietro di sé.