AS HIMSELF

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Roma, Italy
He was born in a lazy tuesday.Just purple flowers around his cradle.Silence and purple flowers.The ancient Fathers whisper their secrets in his ears, before he went away, stolen by the wind, blessed by the moon."You are a travelling man" they said him.The roads of his life were just placed in the other side of our world, but when he became a man he felt the emptiness of the desert,and the acrid smell of the asphalt from the streets of the unknown. So he began writing poetry, singing against the night walls, searching for his home, taking his bag. He was a travelling man. And that's just a chosen destiny tale.

mercoledì 19 marzo 2008

La normalizzazione

Mosca 17 marzo (ApCom) -In un commento diffuso dal Ministero degli Esteri russo, ci si augura "che l'amministrazione della Repubblica popolare cinese prenderà le misure necessarie per fermare le azioni illegali e garantire la normalizzazione nel distretto autonomo". Tuttavia "qualsiasi tentativo teso a politicizzare le Olimpiadi estive cinesi del 2008 è inaccettabile", rende noto il Dipartimento Informazione e Stampa del Ministero.



PECHINO (Reuters) - La Cina ha denunciato oggi gli attacchi contro le sue ambasciate da parte di attivisti pro-Tibet, a poche ore dalla scadenza dell'ultimatum ai manifestanti a Lhasa di consegnarsi e ha assicurato che farà tutto quanto in suo potere per proteggere l'integrità del suo territorio. (17 marzo 2008)

Il Tempo - DHARAMSALA - La bandiera con il leone delle nevi, vietata in Tibet dal 1959, è diventata il simbolo della rivolta popolare che infiamma gli altipiani himalayani e rischia di finire in "un enorme massacro". Così hanno detto i membri del governo tibetano e del parlamento in esilio che denunciano già "centinaia di morti", e ne temono molti altri dopo la scadenza dell'ultimatum di ieri a mezzanotte per quanti vorranno consegnarsi alle autorità per ottenere così riduzioni di pena. Mentre giungono le prime voci di rastrellamenti a tappeto nelle case degli attivisti, gli esuli hanno rivolto un disperato appello alla comunità internazionale per verificare ciò che sta succedendo a Lhasa e nel resto del loro paese dal 10 marzo, giorno delle prime pacifiche manifestazioni dei monaci, a oggi. "Mi viene in mente l'immagine di una piccola gazzella pronta a essere sbranata da un leone", ci ha detto il Dalai Lama in una breve conversazione nella sua residenza di Dharamsala a poche ore dall'ultimatum. In realtà, secondo le fonti dei funzionari che entrano ed escono dal suo ufficio con continui aggiornamenti dal Tibet, la repressione è cominciata da almeno due giorni, e spiegano che specialmente di notte la polizia entra nelle case degli ex detenuti politici e degli attivisti per arrestare ogni possibile tibetano sospettato di organizzare o partecipare alla rivolta. Le autorità di Pechino negano che sia stata usata la forza e perfino di aver sparato, nonostante le numerose testimonianze di tibetani, stranieri e anche cinesi che hanno detto di aver sentito chiaramente numerosi colpi di arma da fuoco in diverse zone della città, di fatto sotto coprifuoco da due giorni. Le autorità regionali hanno alzato a tredici il numero dei morti di etnia han, la maggioranza cinese, negando l'esistenza di vittime tibetane. "Nessun paese democratico - ha detto il governatore tibetano Qiangba Puntsok - tollererebbe questo tipo di crimini". Gli ha fatto eco il rappresentante alle Nazioni Unite Liu Zhenmin: "Il caso non è stato sollevato al Consiglio di Sicurezza, è violenza locale, un fatto interno". A Pechino il portavoce dell'esecutivo Liu Janchao ha aggiunto che "il governo cinese proteggerà inequivocabilmente la sovranità nazionale e l'integrità territoriale", e ha accusato "le forze indipendentiste tibetane guidate dal Dalai lama" di usare la violenza sia nel paese che all'estero. Per questo ha invitato i governi di tutto il mondo ad aumentare le difese delle loro ambasciate.
E' anche una guerra di nervi, che ha come obiettivo dichiarato lo svolgimento delle Olimpiadi di agosto. "Penso che nonostante le atrocità - ha detto Janchao - hanno fatto un calcolo sbagliato. Noi siamo determinati a rendere i Giochi un grande successo". Intanto notizie sempre più dettagliate di nuove proteste e massacri giungono dalle diverse organizzazioni di esuli in contatto con i residenti nelle vaste regioni dell'altipiano himalayano dove vivono sei milioni di tibetani. Secondo un ministro del governo in esilio le manifestazioni si sono spostate dalle città alle aree rurali, come a Methokunga, nel Tibet centrale dove "sono scese in strada tra le 7 e le 8000 persone", nell'Amdo (in cinese Qinhai), a Kardzé, e nel lontano Sichuan cinese, dove continuano i disordini ad Abe, dopo che le autorità hanno esposto come monito i corpi di otto persone uccise tra i quali uno studente di 15 anni. L'esercito è intervenuto in massa anche nel Gansu, a Labrang, (ribattezzata Xihae), per domare le continue proteste di monaci e civili che continuano ad affluire nella città per una cerimonia religiosa trasformata in aperta rivolta. (18 marzo 2008)



DHARAMSALA (India) - Altri 19 manifestanti tibetani sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza cinesi nella provincia centro-settentrionale del Gansu. Lo rende noto il governo tibetano, in esilio a Dharamsala, nel nord dell'India. Il totale dei morti "accertati" dal governo in esilio sarebbe dunque salito a 99, in una settimana di disordini. Secondo il governo cinese invece sono state uccise non più di dieci persone. Nella provincia cinese del Gansu si trovano numerosi templi buddhisti e una consistente comunità tibetana. (Agr) 9 ore fa.



Mentre gente innocente continua a morire e a difendere pacificamente i propri diritti culturali ed umani, vorrei ricordare che tra i paesi con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu c'è proprio la Cina. Com'è che era: violenza locale, un fatto interno.

La comodità del silenzio.

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