AS HIMSELF
- the Rob's
- Roma, Italy
- He was born in a lazy tuesday.Just purple flowers around his cradle.Silence and purple flowers.The ancient Fathers whisper their secrets in his ears, before he went away, stolen by the wind, blessed by the moon."You are a travelling man" they said him.The roads of his life were just placed in the other side of our world, but when he became a man he felt the emptiness of the desert,and the acrid smell of the asphalt from the streets of the unknown. So he began writing poetry, singing against the night walls, searching for his home, taking his bag. He was a travelling man. And that's just a chosen destiny tale.
sabato 22 novembre 2008
Novembre
l'aria fresca della mattina
marzo è la pioggia sul naso,
il sorriso e una nuova speranza
marzo è Almost blue,
fiati di fumo e calze leggere,
marzo è la strada,
inebriati di foglie e vecchi profumi,
mi guardo allo specchio,
marzo è aggiustarsi i capelli
e tenerli ben spettinati
una lacrima scende le rughe,
adagio di dita sul piano,
in fondo sono solo un novembre
ancora c'è vita per me,
novembre.
martedì 11 novembre 2008
E Lo Chiamate Spleen
e vi trovai impigliate
lattine di Cola e sogni fradici,
così presi del buon sidro
inalando per le narici sogni e bugie.
Vidi la testa di rapa dell'Universo,
librerie per la prima colazione,
professori, servi, persone ed amori,
piansi davvero, ma solo per sogno
davanti a una tazza di tè caldo,
e lo chiamate spleen...
Io odio il tè caldo,
specie d'estate,
sorseggiandolo come se fosse d'inverno,
chi la vuole la neve d'estate:
solo chi vuole l'amore in eterno,
Ma io soffro e piango ritengo,
piango dentro sui fogli e sul pane,
della tristezza che soffia da fuori,
da fori, buchi, escrescenze,
gli spifferi di vento che tagliano il cuore,
e lo chiamate spleen...
Io odio i raffreddori,
specie d'estate,
soffiandosi il naso come se si avesse da fare,
chi vuole sporcarsi il fazzoletto dei suoi peccati:
solo chi ha il muco nero,
mitralico assens(zi)o
Io rido e sbatto i pugni ripenso,
le nocche viola di febbre e di sale,
della violenza che turbina o muori,
d'amori, di luoghi, piccole essenze
i vuoti d'aria che cuciono gli atri,
e lo chiamano spleen...
Io odio le vertigini,
specie quando devo saltare,
perdendomi nell'aria, non voglio volare!
chi vuole il mio sangue sulle sue mani:
solo i muri, losanghe che non hanno parole.
Io tremo e digrigno i denti, per ore,
ho paura del freddo, degli occhi, del colore del mare,
dell'innocenza che sgozzi o ti tieni,
domani, noi pochi, bagnati e malati,
vuoti d'ira che spaccano i patii,
e lo chiamano spleen...
Io odio il freddo,
specie d'inverno,
stringendosi il petto come se s'avesse d'amare,
chi vuole i miei occhi che guardano il mare:
il morbo di un folle che deve tacere...
E lo chiamate spleen!
Tutti vorrebbero solo parlare,
tutti vorrebbero dire che dire,
va bene, e sia
venite bambini,
vi insegno un bel gioco,
lo chiameremo spleen.
mercoledì 5 novembre 2008
Itaca
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopio la furia di Nettuno non temere,
non sara' questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti
- finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta;
piu' profumi inebrianti che puoi,
va in molte citta' egizie
impara una quantita' di cose dai dotti.
Sempre devi avere in mente Itaca
-raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avra' deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
gia' tu avrai capito cio' che Itaca vuole significare.
[Costantino Kavafis]
lunedì 3 novembre 2008
Il Re delle Zucche è in Ferie a Tahiti
uscite di sicurezza e pan di zenzero,
la grande mostra artistica,
un maiale ritratto
- Nuova democrazia - c'è scritto
Seri intelletuali odierni,
hipster freddi del nuovo millennio
politicamente vestiti di nero
parlano correttamente di politica,
acuti Marx d'alta moda.
Serioso riserbo di lunghe boccate,
languidi saluti e capelli intellettuali,
niente pop corn per il re delle zucche,
solo calici ammaestrati
e gesti affettati di giovani ombrelli-Sartre.
L'uomo-artista-lettore-quadrophoenia
in modo intollerante elogia la sua diversità,
mentre guardo uno strano quadro-albero
che simboleggia un mondo elitario?
Il re delle zucche finalmente si trova dove vuole
nella dirigenza delle menti,
nel salotto bene di chi si pensa pensante,
ma riconosce solo il vino rosso.
Occhiali spessi neri,
giacca spessa nera,
ricci spessi neri,
il lettore prepara la voce
- Aspettando la Rivoluzione-
lui dice...
Intanto io distendo le gambe sulla sedia di quello davanti
Il re delle zucche è un pò spaventato,
e dal rosso è passato al bianco
e al mais arrostito.
Il lettore muove le mani,
canta nenie di palle di bue,
non capisco queste poesie,
perchè legge per suo conto
le parole di un altro
che scriveva nel mondo.
Gli intellettuali sono ben seduti,
tutti di nero vestiti,
tutti sopra le righe
spicca qualche infedele grigiastro,
gli altri sono tutti dietro le file di sedie,
è un concerto per pochi perfetti.
Il re ha una giacca verde e una camicia gialla,
siede verso la fine, bevendo e sudando,
guarda perplesso il pittore-cronometro
che svolazza col pennello e strappa le tele,
è un concetto con molti difetti.
Si spera alla fine non donino confetti d'alluminio
o pillole di saggezza,
intanto il lettore filastrocca convinto
e il re ormai è stizzito:
- vaffanculo il lettore- io dico
Trilla qualcosa:
- Pronto?No, il re delle zucche è in ferie a Tahiti
e non può rispondere al cellulare-
Cosa dicevo? Ah sì.
Fanculo il lettore,
esimi colleghi.
sabato 1 novembre 2008
Un Musicale Addio - II Movimento
a battere degli uomini il desìo
a caracollare sotto gli eserciti
che, di mano ferma,
scriveranno spartiti, quadri e fogli,
tuonando come Thor tuona
battendo martelli sulla terra,
Midgard che ci compete
più di quanto s'attenda
il seorpente del Mondo.
Mentre orde di ombre di Goti
s'allinenano sotto l'ultima cattedrale
mentre il cielo si tinge di sangue
e ritorna a ciò che Mosè impose,
ritorna tutt'uno col mare,
l'oceano-cielo che sussurra
un fatale segreto:
- Basta un tuo fulmine -
e musicheremo il bene dal male,
scintille d'ozono a portar via.
venerdì 31 ottobre 2008
Ci Sono Regole e Discopub
a guardare il mondo,
fottitene che siamo minuscole inezie,
e forse neanche esistiamo
e alla fine testa-shock-luci-occhi blu-addio,
fottitene se il sole è rosso o verde
e se il niente ricade nel niente,
cascate di niente,
ruscelli di niente,
colori primari e lounge bar,
fottitene se Marte è un discopub,
o se il mare è un atomo bagnato,
ci sono regole per tetti e pensieri,
porte per sbattersi fuori di casa,
ci sono regole,
fottitene.
mercoledì 29 ottobre 2008
Angeli Caduti
Io ne vidi uno sulla statale 66,
chiese del ketchup
aveva un pick up
ripartì con un cartone di Bud
Sulla montagna da scalare
intravidi un angelo
asserragliato al backgammon
gli offrii dell' erba
e lui mi scrisse una poesia
Alla fine mi scontrai con le ali di uno
- ehi fanculo - sbottai
e lui, con gli occhi sfatti ruttò
poi aggiunse:
- Già siamo qui per colpa tua,
almeno facci tenere il ricordo di volare-
e grattandosi il culo
scomparve nella via.
Un Musicale Addio
mi serve lo schiaffo di Dio e il mio pugno contro lui
mi serve l'inferno e le fiamme
il mondo che capitola come roccia crolla sotto Titani
invasori di Crono
sobillati dal trono
giovane di un figlio traditore e tiranno
Mi occorre il silenzio ove tutta la musica nasce
mi serve l'inferno e le fiamme
e il dolore ove tutta la felicità concepì la terra
dal suo grembo fecondato
dalle lacrime tristi di Odino
mi servono i corvi e la guerra
la ghigliottina e la rivoluzione
bramo la corona dell'imperatore
poichè con essa pongo sui miei polsi le catene della storia
e le chiavi di San Pietro
poichè esse me ne sciolgano immanente
Mi serve Efeso che forgi le mie ali
la mia penna
la mia spada
mi serve Beethoven e Dante
inginocchiarmi per chiedere di stare in piedi
voglio le mie tre caravelle
meglio due, farò prima
e le mie auto rotte accanto al ciglio di una vita
Necessito sapere che avrò ancora alloro
oltre il prossimo miglio
per dettare questa sinfonia
al mio dio barbuto e paterno
quando gli darò uno sguardo di occhi
e a tutto questo suonando
dirò un musicale addio
martedì 28 ottobre 2008
Salmoni in Discesa
per tutti i poeti della città invisibile,
salmoni in discesa
per vagabondi russi fiammiferai,
salmoni in discesa
per le ringhiere battute da uno zeppo,
salmoni in discesa
per le rughe-gin bevute da uno zoppo,
salmoni in discesa
perchè la salita spetta a chi non è salmone.
Da oggi!
lunedì 27 ottobre 2008
Lo Stewart dei Poeti di Cartapesta
la signora occhi scarlatti,
sorriso-dentiera al fulmicotone
capelli al vapore,
ravioli cotonati,
abito dalle grandi spalle,
paiette come la stella cometa,
Gesù lo troverebbero in un centro commerciale.
Lei è la madre di tutti i poeti
della sua gioventù avvizzita,
canuti bianchi capelli,
cervello naftalina,
acre odore di sterilità,
troppo vecchi per mostrare il sedere.
Io seduto dietro il ripostiglio,
ma senza abiti,
la bella cravatta, la bella camicia,
i capelli spossati dalla notte prima,
gli occhi arruginiti dalla bottiglia prima,
troppo giovane per sedere davanti,
Uno spettatore interessato mi chiede
- Scusi, dov'è la toilette?-
ridacchio confuso e dico:
torrone benzedrina!
Lui mi scruta allibito,
io vorrei dipingere
il suo intestino prurito
di disordine e caos,
ma poi semplicemente:
- Sulla destra, sempre dritto-
Lo stewart dei poeti di cartapesta
non se la prende con chi vuole andare al bagno.
giovedì 23 ottobre 2008
Città Irrisolte il romanzo online di R.S.Cenciarelli
Questo sopra riportato è un passo tratto dal romanzo online Città Irrisolte, di Roberto Cenciarelli (che poi sarei sempre io), che inizierà ad essere pubblicato, a puntate, sul blog:
http://cittairrisolte.blogspot.com/Il primo post sarà lunedì 27 ottobre 2008, anche se il blog è già aperto, visitabile, con tanto di prefazione al romanzo. Troverete da oggi il link del blog in basso a destra, nella sezione SOMETHING INTERESTING ONLINE.
Di cosa parliamo?
E' la storia di sei personaggi: un terrorista, uno studente, una cantante, un famoso scrittore, un politico di assoluto rilievo, un bidello dell'università, che incrociano le loro vite, apparentemente differenti, in una giornata di pioggia come tante ce ne sono al mondo. Scopriranno da sè che la vita di ognuno è determinante per il destino dell'altro e che ognuno è una città irrisolta.
Perchè un romanzo online?
Perchè la possibilità di renderlo fruibile a tutti senza costi è una scommessa accattivante per uno scrittore emergente che desidera creare un caso, più che intascarsi i diritti d'autore (anche se non è che qualche euro in più in tasca faccia male a nessuno). In seguito cercherò di dare anche una forma cartacea al romanzo, se ci sarà un discreto seguito online, nella speranza che quello che dice Coelho sia valido anche per altri, ovvero: - Pubblico i miei libri online cosicchè la gente li legga, ma poi li compri perchè stufa di stare a inseguire la schermata del pc-
Come funzionerà?
Ogni lunedì uscirà un nuovo capitolo del romanzo, fino a esaurimento scorte. Ogni venerdì ci sarà la rubrica Stan Laurel's suggestions che descriverà i riferimenti del romanzo, ma anche i libri, le canzoni, i film e quant'altro sia necessario per capirne l'ispirazione, così da permettere al lettore di addentrarsi nell'atmosfera a lui più consona.
L'impresa è ardua, ma al momento è una scommessa che si deve correre.
Perchè Città Irrisolte?
Userò un altro estratto del romanzo:
"[...]ognuno di noi è una città irrisolta e non lo sa, finchè non ne incontra un'altra e un'altra ancora e comprende il bisogno di cercare altre città, città irrisolte dentro città irrisolte alla ricerca della città risolta che tutto raccoglie e scioglie."
Spero sarete in molti a seguire questa mia avventura, come avete seguito questo blog fino ad ora.
A voi le Città Irrisolte e come sempre un buon On The Road Is The Only Road a tutti.
Buona lettura.
http://cittairrisolte.blogspot.com/
[The Rob's]
mercoledì 22 ottobre 2008
Ti attraverso con lo sguardo?
sguardi
Mai successo di guardare una persona, sapere tutto, capire tutto, intendere le sfumature perlacee dell'iride, abbinandole ad una sensazione familiare, ad un sentimento non condiviso, recondito, ma perfettamente intuito e intuibile dalla sguardo?
Quando c'è un legame particolare con l'altra persona questo di solito accade, qualsiasi sia il tipo di legame. Gli occhi si capiscono e conversano in modo più schietto e determinate delle parole.
In fondo le parole le abbiamo inventate noi, ma gli occhi già c'erano.
Sarà perchè gli occhi da soli dicevano troppo? Abbiamo voluto censurare gli occhi?
Billy Eliot - I'm looking through you
Perchè a volte anche i nostri occhi sono differenti e ci guardiamo attraverso ed è semplicente il nostro giorno per vivere e battere sul mondo con bacchette di musica.
I'm looking through you,
where did you go?
I thought I knew you,
what did I know?
You don't look different,
but you have changed
I'm looking through you,
you're not the same
Your lips are moving,
I cannot hear
Your voice is soothing,
but the words aren't clear
You don't sound different,
I've learned the game
I'm looking through you,
you're not the same
Why, tell me why,
did you not treat me right?
Love has a nasty habit
of disappearing overnight
You're thinking of me,
the same old way
You were above me,
but not today
The only difference is you're down there
I'm looking through you,
and you're nowhereWhy,
tell me why,
did you not treat me right?
Love has a nasty habit
of disappearing overnight
I'm looking through you,
where did you go
I thought I knew you,
what did I know
You don't look different,
but you have changed
I'm looking through you,
you're not the same
Yeah
Oh baby I'm changed
Ah I'm looking through you
Yeah
I'm looking through you
[Lennon/McCartney]
PS: la versione cantata da The Wallflowers (ascolta sopra) a me piace di più però!
lunedì 20 ottobre 2008
Jukebox all'ossigeno
È il tempo di notte, dormire nel letto,
pensiero di quello che realmente pensi,
rendere il mondo privato pubblico,
ed è questo che il poeta fa.
[Allen Ginsberg]
martedì 16 settembre 2008
Scorci Estivi in Inverno
così come noi,
spettatori infranti.
Questa è la mia poesia che concorre al I premio nazionale sms organizzato dalla nota fondazione del premio letterario Laurentum e sponsorizzatO da Vodafone . Se ha suscitato in voi l'onda interiore che ha mosso me nello scriverla, votatela al 3404399444, inviando un sms con scritto VOTO1801.
lunedì 15 settembre 2008
David Foster Wallace
Aveva 46 anni.
Considerato uno dei migliori scrittori della letteratura americana postmoderna, Foster Wallace ricevette il finanziamento della fondazione "MacArthur" per le sue indiscutibili qualità di "genio".
Il suo libro più noto, "Infinite Jest", è considerato un volume di culto della letteratura mondiale, già tradotto in varie lingue ed edito in Italia da Fandango.
Capace di un cinismo ironico e lucido, Foster Wallace era uno dei maggiori interpreti dei mali, dei sogni e delle delusioni/illusioni che la società attuale, specie americana, ci propone in modo ancora e sempre più spietato.
La sua morte rappresenta una grande perdita per chi ama leggere, per chi ama scrivere, ma anche, e soprattutto, per chi ama pensare.
mercoledì 23 luglio 2008
martedì 22 luglio 2008
lunedì 21 luglio 2008
giovedì 3 luglio 2008
I Sognatori Non Si Innamorano Mai
Nonostante quel pressante odore d'estate che attacca i vestiti alla pelle in modo che torni sempre di moda l'aderenza, la camicia larga e leggera di John era, di tanto in tanto, rigonfiata da una tenue brezza che il mare concedeva la sera tardi.
Era lì, a contemplare i suoi fogli, a guardare il mare, sopra gli scogli di un'esistenza che sembrava avergli dato tutto.
Eppure beveva, vecchio e nuovo vizio.
Affondava le labbra sul bicchiere di vetro, tozzo, come non se ne fanno più, e sorseggiava del vino rosso, la fronte madida di sudore, i capelli neri arruffatti, la pelle essiccata da giorni di sole e sale che ne impregnavano avidamente le prime rughe di una vecchiaia appena vezzeggiata.
Stava lì, seduto sulla sedia di vimini e non parlava.
Vicino a lui, c'era un'ombra, la sua ombra più cara, una immagine persa nell'oscurità della veranda che si altalenava sulla sedia a dondolo.
Minuti, secondi, istanti di silenzio. Forse secoli.
John portò alla bocca l'ultima sigaretta del suo pacchetto morbido, poi bevve un sorso di vino:
- Il sapore della sigaretta rovina sempre quello del vino-
- Eppure tu non smetti di fumare- controbattè la voce nascosta nella penombra.
- Già- disse lui, sospirando fumo, mentre ammirava il cielo fuori dalla tettoia di legno.
Rimasero ancora in silenzio.
- Io vado a letto Johnnie-
La figura si alzò dalla sedia, poggiandosi prontamente con le mani sui poggioli e mostrando tutta la sua altezza. Fece qualche passo, si avvicinò a John e lo baciò sulla fronte.
Lui ricambiò, voltandosi e concedendo a quel bacio il sapore di una bocca:
- Buonanotte-
- Sai di sigaretta, dovresti fumare di meno-
- Lo so- sorrise
John guardò il suo amore che si allontanava verso la porta a passi stanchi e poi:
- Domani parto-
- E dove vai?- si girò di scatto
- A ritirare un premio, le solite noiose storie...
- Che premio è?-
- Il Pulitzer-
- Eh?-
- Quello che ho detto, il Pulitzer-
- Amore, ma...bravo...io non so che dire...-
- Non dire nulla allora- si mise a ridere John, mentre i suoi denti era illuminati dalla luce arancione della sigaretta accesa.
- Ti meriti un altro bacio-
Questa volta la bocca pretese subito la bocca dell'altro, ma solo per qualche breve decade.
- Buonanotte-
- Buonanotte amore mio-
La brezza si fece subito più forte, i capelli di John si muovevano al volere del vento, il rumore del male scrosciava ovunque, abbattendosi in suoni ovattati in lontananza.
- ... sembra di vivere in un orecchio appoggiato ad una conchiglia- sussurrò John al suo vino, mentre si guardava intorno. Diede l'ultima boccata alla sigaretta, poi la spense nel posacenere pressandola per bene. Restò fermo qualche minuto, la camicia prendeva ancora varie forme, riempendosi d'aria e poi svuotandosene.
Il vento cominciava a ruggire, insinuandosi nelle conche create dagli scogli.
John prese la sua penna d'argento dal taschino e cominciò a batterla sul tavolino di legno, sempre stando seduto.
Sembrava quasi volesse scandire le ore.
Tante volte aveva visto quella vita nei suoi sogni: la gratificazione, la veranda sul mare, il successo, eppure si era sempre immaginato da solo nel godere di queste ricchezze oniriche.
Ora invece, c'era la compagnia di qualcuno su quella sedia accanto alla sua macchina da scrivere.
Continuava a battere sul vecchio legno tarlato, appoggiò le dita agli occhi e se li stropicciò: una stella si riflesse in modo così disdicevole da mostrare un lacrima che zigazagava sulla sua ruga intorno all'occhio sinistro.
Forse era la felicità, forse solo la notte ed il vino.
Bevve l'ultimo sorso, appoggiò le dita alla macchina da scrivere e, dopo pochi battiti, si addormentò.
Il vento scriveva le nenie, il mare sapeva come cantarle.
Verso le quattro del mattino si risvegliò, aveva una coperta di cotone sulle spalle, vide che il suo amore era fermo a guardare il mare, fuori dalla veranda.
Piangeva forse.
Il foglio non era più inserito nel rullo della macchina da scrivere.
Cercò di ricordarsi che cosa avesse scritto su quel pezzo di carta, ma proprio in quell'istante una mano glielo porse e rientrò lesta in casa senza dire nulla.
"Gli innamorati sognano molto. I sognatori non si innamorano mai."
Si mise una mano in tasca: le sigarette erano davvero finite.
venerdì 23 maggio 2008
E se fossi una community?
I barbari del passato avevano le armi, i barbari che eravamo avevano la loro arte, i barbari che ci assediano cosa hanno?
L'informazione.
E' questa l'arma tremenda ed implacabile dei nuovi barbari: lo scambio informativo accessibile, gratutito, inarrestabile. Tutto sanno tutto e niente. E' un pò lo stile dell'ultima dinastia del Regno no? quale è l'ultima dinastia del Regno? Gli Americani. Ma ci sarà tempo per parlare di loro.
Nel frattempo concentriamoci sulle armi dell'orda. Se Leopardi avesse avuto un'arma avrebbe avuto un'ascia, un piccone per colpire in profondità, per fendere il velo e raggiungere l'infinito. E così vale un pò per tutti i romantici. Così si scelsero chi uno strumento, chi una penna, chi una tavolozza e con questi hanno trapanato per anni l'animo umano, quello che noi intendiamo per animo, qualcosa di profondo, cavernoso, difficile da carpire, da ricercare.
I barbari, mentre noi avevamo sostituito gli elmetti da minatore con le nostre sicurezze sul Sentimento, sulla Politica, sulla Religione e su tante altre Maiuscole, non muovendoci più nella ricerca, ma cristallizando dei principi, hanno deciso di aggirare la fortezza da sopra, dove non potevano essere visti.
Nel secondo capitolo avevo detto che la nostra civiltà si era impegnata nel trovare limiti e unità delle cose: l'uomo e Dio, Dio e la Natura, la Natura e l'Infinito e altri abbinamenti in cui emergesse la contrapposizione e la sofferenza per la nostra limitatezza, ogni tanto mandata nello "Iperspazio" dai sentimenti. E' come se noi ci mettissimo sempre dei paletti, all'inizio e alla fine di ogni cosa, così da misurarla e vederla in confronto a ciò che siamo. Non ci interessa il passaggio in mezzo, vogliamo i due paletti per delimitare lo scavo archeologico da visitare, da scavare.
Così i barbari si sono insediati su quello che c'è tra l'inizio e la fine delle cose, delle entità, dei sentimenti, della ragione, crando una rete di scambio di informazioni circa i punti di arrivo e di partenza. A loro interessa poco da dove parte il treno e dove si ferma, ma sono interessatissimi alle coincidenze, dove si incontrano le esperienze di chi viene da più parti. I barbari non si specializzano, raccolgono. Per questo noi li consideriamo dei superficiali, dei barbari, perchè lo sono, perchè costruiscono la loro cultura dove nessuno l'ha mai fatto, nel fare più cose, per averne dentro il maggior numero possibili, per essere delle coincidenze, delle intersezioni di informazioni, come sono i siti internet, come sono i centri commerciali.
I barbari vogliono diventare dei blog: non c'è alcuna gioia che passa per la sofferenza, la gioia è nell'accessibilità, nella semplicità, nella comodità.
Si può non condividere, pensare che solo i posteri capiranno, oppure essere dei semibarbari.
Nella prossima puntata curve, rette, punti e piani sul piano e piani nello spazio. Matematica pura o filosofia folleggiante?
giovedì 22 maggio 2008
3. I'm Lovin' it!
prendendo coraggio nei pugni chiusi poggiati sul pavimento, il funzionario del Regno conclude la sua preghiera tardiva, riesce ad alzarsi, lascia mogli e figlio abbracciati e impauriti e si dirige verso la finestra, il grande arco a tutto sesto che, fa poco, si è fatto costruire per accedere al balcone.
Ha ancora gli occhi chiusi.
Così esce fuori, il calore del sole è tenace sul volto e alla fine decide di farcela, di sollevare le palpebre. Niente.
Non c'è fumo in lontananza, non ci sono eserciti addossati alle porte del palazzo, ma, poi, di colpo, ancora quelle grida nel vento, grida violente che scuotono la terra alle radici. Il funzionario corre alla ringhiera del balcone, si affaccia e guarda di sotto, lo sguardo corre lungo le mura, fino al terreno: riconosce i nipoti di alcuni suoi amici, parenti, ragazzi sulla ventina, anche più piccoli.
Rimane inerme, basito.
I barbari sono entrati.
Eravamo rimasti qui la volta scorsa, ma ormai sappiamo che i barbari sono entrati. Chi sono i barbari? perchè non fanno macerie, saccheggi, fiamme, razzie? Dove sono i loro eserciti di pelli d'orso vestiti? perchè se ne sentono le spaventose grida, ma non le luccicanti asce? Dove sono i barbari e, soprattutto chi sono, perchè li chiamiamo così?
Cominciamo dalle ultime domande, procedendo con alcune brevi definizioni.
Barbaro (barbaros) è la parola onomatopeica che gli antichi Greci utilizzavano per denominare gli stranieri ( i "balbuzienti"), coloro che non sapevano parlare il greco, quindi non ne condividevano la cultura. Successivamente, con l'ellenismo, il significato venne a modificarsi: ogni uomo partecipe della cultura e della cività ellena era elleno, gli altri solo barbari incivili. Con il Cristianesimo il termine assurge a dare una definizione in ambito religioso, poi quando l'Impero Romano viene cristianizzato torna l'accento culturale che rispecchia le differenza con i non "romani", non cristiani e, pertanto, culturalmente di civiltà inferiore. Sono questi quelli che nella nostro comune ricordo scolastico-popolare sono i Barbari: Unni, Goti, Ostrogoti. Pertanto, il termine nasce con una accezione di separazione, per poi prendere la sfumatura negativa e, ancor di più, dispregiativa che arriva oggi nel nostro immaginario.
Sostanzialmente i Barbari ebbero a vincere il confronto con un Impero Romano già decadente (tenete bene a mente i tratti salientei di questa storia) e iniziarono così i noti Regni Romano-Barbarici.
Nella cultura cinese barbaro è sinonimo di tutte quelle popolazioni che erano oltre la cultura cinese (i Manchu, i Tartari, i Mongoli ecc...) e da cui la Cina doveva ripararsi, date le scorribande improvvise e violente che muovevano queste orde, spinte dal bisogno, dalla fame. Il primo imperatore cinese della dinastia Yuan fu Kublai Khan, nipote di Gengis, che dichiarò la zona di Pechino come capitale. L'ultimo imperatore celeste era mancese.
Prendiamo la prima definizione di barbaro, quella degli antichi Greci: diverso dalla culrtura greca perchè non ha nella sua sfera culturale quel linguaggio, il linguaggio dominante.
Franz Grillparzer (lo potete vedere bene sulla prima pagina di Wikipedia dedicata a Beethoven) disse del compositore tedesco: "Chi verrà dopo di lui non continuerà, dovrà ricominciare, perché questo precursore ha condotto l'opera sua fino agli estremi confini dell'arte".
Ancora Haydn, suo maestro e grandissimo della musica classica: "sacrificherete le norme alle vostre immaginazioni". Per non annoiare troppo userò con parsimonia le prossime due citazioni.
Ludwig Van Beethoven fu il battistrada tra il tempo dei Lumi e lo spazio dei Romantici, la sua composizione artistica racchiude entrambe le influenze e le rielabora, costruendo un modello iniziale, che molti del suo tempo apprezzarono, ma ammisero di non comprendere, altri, invece, semplicemente lo ritennero stravagante, un'esagerazione del modo organico di sviluppare le idee. Gli alti e bassi, il travolgente irrompere della musica come se fossero i sentimenti dell'animo, non erano cose da sovrani illuminati, nè tantomeno da razionali uomini di scienza, qualsiasi forma di scienza essa fosse. Era una divertente, ma anche pericolosa barbarie. Io oggi scrivo predecessore, loro ieri scrivevano eccentrico, egocentrico, interessato al bello, al superficiale. Beethoven invece scriveva:"Noi, esseri limitati dallo spirito illimitato, siamo nati soltanto per la gioia e la sofferenza. E si potrebbe quasi dire che i più eminenti afferrano la gioia attraverso la sofferenza.". Che se ne facevano i lumi della gioia attraverso la sofferenza? Era il messaggio borghese, romantico che stava per comporsi nella sua maturità completa. Era Beethoven che scriveva ai principi che loro erano così per nascita, lui era così come era grazie a lui stesso ed era proprio per questo che non ci sarebbero stati altri Beethoven. Col senno del poi, sembra che il mondo, come dicevo nello scorso capitolo, ricerchi ancora nella profondità delle cose la loro ragion d'esser, la musica suscita emozione perchè riposrta emozione e, in uno dei film (e libri) più importanti della rivoluzione giovanile "Arancia Meccanica", Ludwig Van è sempre il musicista preferito del folle e distorto Alex (ma ci sarà tempo per parlare anche dei rivoluzionari). Beethoven ha attraversato il tempo perchè è stato un barbaro vincente, un pò come Kublai Khan. E come il Khan, nipote del tremendo barbaro Gengis, divenne imperatore della civile Cina, così Beethoven, barbaro musicale celeberrimo, ha inconsapevolmente donato il suo Inno alla Gioia alla massima espressione della civiltà europea: l'Unione. E visto che questi noti Barbari sembrano succedersi gli uni con gli altri all'interno della civiltà costituita (riprenderemo il concetto nel quarto capitolo), perchè il pagliaccio dal capello riccioluto e rosso di MacDonald's oggi dovrebbe essere una barbarie? E se domani la soundtrack della UE fosse sostituita dal Jingle del noto fast food americano?
Ma cosa è cambiato in questa evoluzione storica: i mezzi, le armi, la cultura, ma non il personaggio principale, ovvero, noi, gli uomini. Gengis Khan impose la sua potenza militare, bellica, la sua predominante violenza, sviscerata dal nomadismo, dalla povertà, dalla necessità, sui popoli civili, ma ormai seduti sulle loro elucubrazioni filosofiche, in discesa senza accorgersene. Suo nipote divenne la civiltà.
Beethoven, ma anche altri suoi contemporanei, non imposero le armi, ma la loro arte che scavava negli animi, tirando fuori i sentimenti, producendo quel risultato di uguaglianza nei sentimenti che ci eguaglia e rende liberi. Questi uomini avevano fame di irrazionalità, necessità di non essere principi, bisogno di valere comunque. Davanti a loro una società ancora elitaria, statica, decadente senza la capacità di comprenderlo. La sua musica, le loro opere sono il patrimonio della nostra civiltà.
Ronald MacDonald si scatta le foto coi bambini, è un punto di ritrovo per i ragazzi che lo guardano e ridono, ha creato un luogo per chi deve lavorare e ha brevi pause pranzo, per le famiglie, la domenica, propone un pasto non ben identificato, ma dal buon sapore, quei colori, il jingle danno allegria, le persone chiacchierano, si scambiano informazioni velocemente, si divertono, i bimbi giocano sugli scivoli o con la sorpresa dell'Happy Meal. Le persone che frequentano questi posti fanno più cose insieme, interagiscono. MacDonald's è un'esperienza completa e accessibile a tutti, senza dovere avere doti artistiche, capaci di esprimere un sentimento. Il sentimento non c'è, c'è la sensazione, lo scambio, la capacità di comunicare rapidamente con un linguaggio facile. Davanti a MacDonald's, ai centri commerciali, ai Warner Village, ai Forum online, ma anche davanti alla casa dell'occidentale medio con cena frugale, poche parole, televisione, musica e computer accesi, ci sono i funzionari del Regno che ascoltano il loro Beethoven, arroccati sulle loro posizioni, senza capire che stanno cadendo, finchè non vedono dal loro balcone i nipoti che comprano il Big Mac Menu take away e guardano l'ultima puntata del Grande Fratello.
I barbari sono entrati e non ce ne siamo accorti, talmente presi ad attendere il loro arrivo.
I barbari siamo noi.
"Benvenuto signore, cosa prende"
"Due Big Mac Menu a portar via e un happy meal..."
"Due nonno, due!"
"Due Happy Meal"
"Un minuto ed è tutto pronto, carta o contante?"
"Carta"
"Kublai, smettila di dar fastido a tua sorella e prendi le cannucce, sennò non facciamo in tempo a vedere la prima puntata del GF"
"Okay nonno Gengis"
"Li scusi sono bambini"
"Non si preoccupi signore"
"Mi può dare altre bustine di ketchup?"
"Sì, certo"
I barbari...
lunedì 19 maggio 2008
2. Venga il Tuo Regno
Il secondo capitolo riguarda il Regno, i darwiniani dominatori di cui siamo semplici figli ed eredi.
Se avessimo dovuto scattare un'istantanea del Regno otto anni fa, l'avremmo visto dorato, lucente, vincente, un sorriso di smacco e fascino che attraversava il mondo all'apice del suo splendore. Era l'Impero, era Alessandro magno che entrava a Babilonia.
Nel giro di un anno tutto era cambiato, ma otto anni dopo, questa patina luccicante sembra essere svanita, coriandoli a terra, ruggine, vestiti stracciati, come quando una nuvola copre il sole d'estate e i colori si rimestano su loro stessi, opacizzandosi, divenendo sempre più densi di ombra. L'Impero è tornato Regno. E' una Minas Tirith della nostra realtà, che si sta preparando. E' Alessandro Magno che si ritira dall'India.
Pertanto, è da questa impressione che voglio partire per descrivere lo stato vigente, descriverlo, delinearlo, disegnarlo, non commentare, se non involontarimante. Il concetto è breve e compatto come la sua enunciazione già, di per sè, eloquentemente ci comunica: limite.
Limite è circoscrizione dell'espansione, è punto alla fine di una frase, è confine geografico, divisione metafisica, capienza massima del sapere come memoria massima di un hard disk.
Pensando con una certa leggerezza, il concetto di limite è qualcosa che profondamente ci appartiene e che sempre poniamo come misura fondamentale del nostro prendere cognizione, del nostro osservare, analizzare, verificare, comprovare.
Poniamo un limite sin dalla storia più antiche, nel momento stesso in cui poniamo il mito nella natura, e, quindi, spieghiamo sbarrandone le possibilità, cioò che non possiamo comprendere con i nostri strumenti umani. Nonostante l'evoluzione (attenti a questa parola che troverà oltre ampio spazio) che ci ha assecondati in questi millenni, abbiamo avanzato di poco il nostro vallo verso l'oltre. A dire, che oggi la popolazione media è più alta, allora alziamo i tetti delle case, poco importa guardare le stelle.
Ma ho detto proprio "guardare le stelle"! Già, e fortuitamente è proprio qui che volevo arrivare, alle stelle. Perchè associamo determinati immagini a determinati sentimenti? quale è la regola che permette questo?
Nell'antichità la fenomenica, l'entità naturale era associata al divino, al mito. Nelle grandi religioni monoteistiche tutto è dio, perchè dio è tutto, in particolare poi, nella religione cristiana Dio è Amore. Rimanete con questa idea dell'associazione all'entità Dio, del fenomeno Amore. Torneremo dopo un brevissimo intermezzo culturale.
Nell'ambito della storia culturale dell'uomo (occidentale aggiungerei) si sovrappongono vari filoni, correnti artistiche che, cominciando dall'Umanesimo iniziano a dissociare l'uomo dalla religione, dalla sfera divina, focalizzandosi su di esso. Per quel che riguarda il Regno, l'Umanesimo è il solco che Romolo fece per disegnare la città di Roma.
Molto tempo dopo comparirono Illuminismo e Romanticismo, la ragione e i sentimenti: sostanzialmente, la struttura che oggi tutti riconosciamoa quel particolare animale che definiamo uomo. Come noterete, se non fosse nato uno studio che avesse focalizzato sulla persona, come essere degno di autonomo spazio e non solo di essere nota a margine della lunga definizione riportata sotto la parola Dio, Allah, Vishnu e similari, non avremmo poi ingenerato quel meccanismo, tipico del metodo scientifico di ramificare e analizzare. Così dal filone unitario, l'uomo. si scinde la ragione prima e, poi, arrivano i sentimenti, inconsciamente sciorinati con lo stesso cipiglio scientifico delle menti illuminate. Da allora, con una certa cadenza, cambiando alcune piccoli variabili, ci siamo barcamenati dal Positivismo all'Esistenzialismo, alternando la predominanza di queste due caratteristiche umane.
E' molto semplice e semplicistico favoleggiare in questa maniera secoli di sapere, ma voglio dare un quadro e, l'ho premesso, buttar giù un saggio non scientifico e ancor meno convenzionale.
Insomma, approdiamo a questa considerazione: il Regno si basa sul concetto che l'uomo esiste e va indagato, perchè l'uomo è limitato. Il capisaldo fermo, forte, sicuro, le mura aureliane di questa città sono fatte di mattoni su cui è scritto: c'è l'uomo, la natura e Dio; e di stendardi su cui in caratteri latini, medievali, gotici, vittoriani e quant'altro si riporta: ogni cosa è unita e separata.
E' questa la rivelazione stupenda che i nostri avi ci hanno messo in testa e volendo tornare allo scrittore (Baricco) che scrive dei barbari, cercando di capirli, lui mi trova d'accordo nel dire che oggi ancora siamo inguaribili Romantici: perchè in ogni cosa scaviamo, cercandone il senso ulteriore, il collegamento leopardiano, la tensione. In questo stirarci verso l'ignoto, l'infinito, il kantiano noumeno, ci perdiamo, ci uniamo e ci separiamo creando la scienza, l'arte, la nostra civiltà, espandendo la nostra egida sui Galli, o falcidiando con i nostri opliti, ardenti romantic, i feroci Persiani.
All'epoca della nascita del Regno, Dio era forte, presente, ma non pervadente: poteva struggere l'animo di chi all'infinito riversava il suo essere, ma lo streben era un'altra cosa.
Dio è Amore, come dicevamo, ma l'Amore appartiene ad una sfera del sentire che l'uomo scopre di possedere, che è sua, che lo descrive, lo limita e lo universalizza. Il nuovo giovane uomo (borghese) è il Regno, ed il Regno è lui, e se non ci sono libri sull'argomento, vorrà dire che si prenderà una penna e se li scriverà da solo.
L'uomo odierno si è evoluto e rimane in alcune persone ancora romantico, trivellatore dei buchi nel cielo tappati dalle stelle. Perchè le stelle, vi chiederete ora, visto che non v'ho risposto ancora.
Perchè è così che è nato il sentimento: la natura ha suscitato qualcosa, lo spettacolo che vi è oltra ha toccato una profondità che si è fatta sentire da un iniziale sentore, e Dio e lì dietro, dall'altra parte del palcoscenico, coperto da un sipario. Allora, tutto lega l'uomo e lo immerge come unità e come flusso.
L'uomo odierno si è evoluto, ma oggi il Regno sta per crollare, e quell'implosione mi pare dovuta ancora una volta al nostro principio fondante, il limite-tutto, che, come vedremo coi barbari, qualche falla ce l'ha.
Ma, intanto, dovremo parlar anche di come il funzionario del Regno vive oggi questo attacco al suo mondo, alla sua libertà relativa, figlia di un Dio benevolo e non pretenziosamente severo e figlio della superstizione. Io me lo immagino, in giacca e cravatta, portatile e trolley che, finalmente, in pubblico congiunge le mani, stringe a sè la figlia spaurita e la compagna di una vita, si piega sulle ginocchia, sul marmoreo pavimento del suo palazzo e sussurra:
"Venga il tuo Regno..."
Grida di barbari dalla radura.
Nella prossima puntata Gengis Khan che in questa non ci poteva proprio entrare.
Un grazie speciale a Baricco senza la cui intuizione non avrei potuto esaurire la mia.
sabato 17 maggio 2008
Corsi e Ricorsi o Panta Rei?
In questo mare magnum, vorrei, infine, realizzare la figura dello [h](a)[u]ngry man, personaggio tipico della generazione di passaggio e capire cosa sia questa generazione, cosa faccia, quanto la sua influenza sia determinante nel comporre una futura rivoluzione a breve termine, o a dar luogo ad una nuova generazione di passaggio, a nuova attesa, fermentazione in un nuovo mondo barbaro.
Per concludere vorrei davvero comprendere se la svolta che creano queste tipologie storiche è a ritroso, ovvero si ritorna a punti di partenza, o meglio, snodi storici fondamentali, oppure se è in fieri verso nuove strade non tracciate in cui rimangono solo apparenti capisaldi e retaggi di altre epoche.
Fatta questa precisazione doverosa, perchè sennò che saggio poco convenzionale e non scientifico sarebbe stato, possiamo cominciare e ,come disse un mio amico, mentre pranzavamo, come tutti gli anni, al mare, addentando una pesca: "Oh regà...panta rei".
Quindi, non perdiamoci in altre spiegazioni inutili.
venerdì 16 maggio 2008
1.Tamburi di Guerra
I sound my barbaric yawp over the roofs of the world
poetava, sperava, annunciava, proponeva, il vecchio W.W. (Walt Whitman) in Leaves of Grass, parlando di se stesso, del mondo, di ciò che non c'è (oppure non essendoci c'è) sopra la nostra Terra, della placidità degli animali. La conclusione della sua canzone su se stesso è che l'urlo barbarico sarà contro la disillusione, la solitudine, la comprensione sopra i tetti del mondo, per scuoterlo e scuotersi dall'imperante torpore. Il grido sugli altri e sulle cose che ad essi si legano, appartengono, in cui vivono, è la distinzione rispetto all'anonimato.
E' molto strano: ho letto questa piccola citazione di W.W. su un blog di un ottimo scrittore.
Voi, mi domanderete, perchè è strano trovare una citazione di uno scrittore sul blog di uno scrittore?
Semplicemente perchè c'è quel termine che, ormai da tre giorni, sembra portarsi indietro tutta la mia vita, dandole nuove rivelazioni: barbaric.
Ovunque vada, incontro qualcosa di barbarico, delle sensazioni di un'invasione, le percezioni di un nuovo stato di essenze che sta crollando sulla vecchia fortezza, sul Regno. Ho l'impressione che si stia sostanziando con varie sfaccettature il mio sentore di tamburi di guerra in lontanaza.
Ma questa era la terza rivelazione, pertanto, cominciamo dall'inizio.
Tutto è cominciato giovedì, dopo un esame andato male: aspettando il mio amico che finisse il suo esame, ho assistito al monologo finale di uno degli ultimi esemplari tipici del vecchio mondo che sta per essere divorato: il professore universitario.
L'argomento? La civiltà di massa. Ipotesi: oggi tutto è di massa, nulla è elitario, o meglio, nulla è distintivo, tutto ricade nel pentolone dove qualche saggia strega, sciamana dell'orda che sta per arrivare, mescola la nostra cultura fondamentale, sciogliendola in soluzioni nuove. Svolgimento: per questo io cerco di interrogarvi uno per uno, per sentire il polso delle vostre conoscenze. Osservazioni: la tesi del prof è molto interessante, gentile, se si vuole, ma è il metodo che è vecchio, apprendere nozioni pressochè in maniera mnemonica. Conclusione: Questo non si confà alla nuova cultura, al confronto, alla dialettica che ci vede in questo momento di passaggio, in cui un farraginoso modo di fare, gerarchico, burocratico si trova a dover affrontare un sistema veloce, rapido, senza molte regole di base, ma con grande pretesa di condivisione e sostituzione. Un mondo barbarico che s'addensa alle porte del Regno.
La seconda rivelazione arriva lo stesso giorno, poche ore dopo, in libreria, dove per dei semi-barbari come me, ancora accadono molte cose sante. Sfogliando i vari volumi e volumetti, mi ritrovo in mano un breve saggio di Baricco, intitolato proprio "I Barbari", che affronta una analisi approfondita dell'invasione che pervade il nostro mondo: la diffusione del prodotto per tutti, la commercializzazione elevata a sistema, la perdita dell'anima, confrontando questo modo di fare non nell'ottica degli assediati, ma bensì degli assedianti, cercando di capirne le motivazioni, le prospettive, tentando di creare dei precedenti con le "barbarie" del passato, tra cui, sorprendentemente, compare la Nona Sinfonia di un certo Beethoven, un barbaro del suo tempo, una ara sacrissima della nostra civiltà presa d'assalto.
Tre Rivelazioni, tre volte la barbarie in tre angolature diverse: gli occhi dei funzionari del Regno, gli occhi dell'Orda, gli occhi di chi, come me, vive a cavallo tra oggi e domani e odia tante nuove barbarie, mentre, anche, inconsapevolmente ne accetta e sfrutta molte altre.
Tesi: tra il regno e i barbari vive una generazione di mezzo, uno spartiacque, così insignificante all'apparenza quanto fondamentale nel suo esistere. Chiamerò questa mia generazione, la [H](a)[u]ngry Generatione, affamata ed arrabbiata, leggermente annoiata: si tratta di coloro che guardano "Amici", leggono Dante, ma non sanno usare il PC, tuttavia creano blog e chattano su MSN, pure se preferiscono scrivere in italiano senza "Ke" o "qlc" e "cmq" vari e se vogliono sapere qualcosa ricercano su Google. E' da essa che dipenderà l'impatto dell'orda, è da essa che dipenderà la reazione uguale e contraria del regno poichè questo sparuto grumo di persone è l'unico che oggi avverte i tamburi di Guerra.
Questo sarà il mio barbaric yawp over the roofs of the world. Nella prossima puntata "Venga il tuo Regno", o perchè se Gengis Khan fosse nato oggi guarderebbe il Grande Fratello.
martedì 29 aprile 2008
Pensieri pendolari
Una volta, quando avevo, insomma, ero davvero piccolo, uno dei pochi ricordi che ancora ho di quell'età...
L'uomo nero nascosto nel gatto francese dagli occhi gialli mi fissava imperterrito, mentre dalla mia camera mi spostavo lentamente verso il bagno, quando ad un tratto...
A San Francisco la gente porta i capelli lunghi e gli scrittori bevono porto bianco, parlando di poesie e delle calde insenature delle cosce delle donne, fino a che il mattino...
Il mio primo bacio è stato come in un libro, c'era la luna piena, il blu, le stelle, un prato all'inglese tagliato e leggermente bagnato dall'umidità notturna, purtroppo...
Il mio primo libro è stato come un bacio, non vorresti smettere, poi ti dispiace, ti senti in estasi e ne vorresti ancora, ma...
A sette anni comprammo delle marionette di legno, io le adoravo e parlavo di loro al mio pubblico trasparente, fu proprio allora che...
Negli anni '70 occuparono la facoltà di Economia a Roma e la gente dentro fu sequestrata, ma questa storia non la racconta nessuno perchè...
In prigionia mangiavo le bucce di patate e tenevo un diario, se guardi nel secondo cassetto...
Ieri sera ho mangiato una delle cose più sfiziose che possano mai essere state cucinate per un aperitivo: bucce di patate fritte, hanno un sapore di...
La mia generazione farà la rivoluzione e io vedrò i miei figli con gli occhi giovani e il mondo cambiato, e sarà quello il momento di gridare...
In Russia incontrai mio fratello, sul fiume Don, avevo venti anni e quelli che mi regalava erano i miei nuovi...
A New York c'è un grande fervore artistico, specie nel quartiere di Brooklin, se potessi venire questa estate ti...
Quando vidi per la prima volta Brooklyn pensai che non avrei più rivisto la mia Sila, e così presi in mano la mia valigia e in braccio mio figlio, il più piccolo, e mi diressi...
Quell'estate mi sentivo una divinità graca, quell'estate entrai dentro di lei e sentiii quell'urlo silenzioso, piacevole ed ero diventato...
L'inverno del primo anno di università volevo piangere così tanto, che non lo feci mai, fu la pioggia a...
Una volta vidi Babbo Natale alla porta della casa di mia nonna, piansi per un'ora di fila, quella maschera...
La prima volta che mi travestii da Babbo natale ero così orgoglioso di far ridere mio cugino che dimenticai di non aver ricevuto alcun regalo, ma del resto...
Del resto è così che i pensieri si incontrano, mentre un vecchio perde la memoria e gli sfuggono via, mentre una coppia si ama e se li trasmette, mentre un bambino nasce e li afferra in una mano. E' così che i pensieri volano via, soffiati su un fiore, nel vento, nel mare, la luna che splende ed un poeta che li ruba, scrivendoli nel buio di una stazione, in attesa del treno dei primi pendolari.
lunedì 14 aprile 2008
Into The Wild - Hard Sun
When I walk beside her
i am the better man
when I look to leave her
I always stagger back again
once I built an ivory tower
so I could worship from above
and when I climbed down to be set free
she took me in again
there's a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world
when she comes to greet me
she is mercy at my feet
when I see her pin her charm
she just throws it back again
once I sought an early grave
to find a better land
she just smiled and laughed at me
and took her blues back again
there's a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world
there's a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world
when I go to cross that river
she is comfort by my side
when I try to understand
she just opens up her eyes
there's a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world
once I stood to lose her
when I saw what I had done
bound down and flew away the hours
of her garden and her sun
so I tried to warn her
i'll turn to see her weep
40 days and 40 nights
and it's still coming down on me
there's a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world
there's a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world
there's a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world
there's a big
a big hard sun
beaten on the big people
in the big hard world
[Eddie Vedder]
Speriamo bene.
domenica 6 aprile 2008
Lost in La Mancha
i love a stupid poem of life
run away and spend your time,
honey, i'm a selfish fire
I adore your night caress,
so i write foolish letters,
and i know i'm not fearless,
honey, i fight windmills
I dont' know what about this time,
this is my La Mancha,
i hope you'll say goodbye,
i swear i'm a good guy
Riding this silent land
i met a old writer song
whispering purple sand,
it stole my mother tongue
Honey, you're my Dulcinea
but i embrace the open field
and a mistake is what i feel,
i cry, i smile, listen to my plea
I dont' know what about this time,
this is my La Mancha,
i hope you'll say goodbye,
i was a sincere good guy
My name is El Quijote,
but now i miss my mind,
i'm lookin' for your pain,
i only hear the wind,
And a song getting me sane
properly getting me fine
awfully kissing a love crime,
the lips of a perfect bad guy
sabato 5 aprile 2008
And try your pulse
And captured
What seemed all unknowing and candid
But they suspected it was false
She's playful, the boring would warn you 'be careful'
Of her brigade
In order
To tame this relentless marauder
And move away from the parade
And she was walking on the tables in the glass house
Endearingly bedraggled in the wind
Subtle in her method of seduction
Twenty little tragedies begin
And she would throw her feather boa in the road
If she thought that it would set the scene
Unfittingly dipped into your companions ?
Enlightened them to make you see
And there's affection to rent
The age of the understatement
Before the attraction ferments
Kiss me properly and pull me apart
Affection to rent
The age of the understatement
Before this attraction ferments
Kiss me properly and pull me apart
Oh Oooooooooh
And my fingers scratch at my hair
Before my mind can get too reckless
The idea of seeing you here
Is enough to make the sweat go cold.
venerdì 4 aprile 2008
La Legge dell'Uomo
Correva ad ogni modo.
E lo inseguivano, lo sapeva.
Rumori di sterpaglie rotte, rami spezzati, sassolini che schizzano al passaggio del peso delle scarpe e si infrangono, piccoli proiettili, sul tronco degli alberi, sulle foglie.
Respiro affannato, un silenzio simulato, ma che è inutile quando si corre, tanto più quando si è terrorizzati. I crepitii notturni, dentro quel bosco si moltiplicavano, le scarpe diventavano innumerevoli, tenebre lunghe si allungavano, ramificandosi in immagini distorte di dita che adocchiano, le voci sussurravano diverse, si davano indicazioni, segnali, avvertimenti, in conclusione, sostegno feroce, ferino, predatore.
Lo inseguivano, ad ogni modo.
E lui correva, lo sapevano.
Non sarebbero andati troppo lontano, le corse devono finire prima o poi: questo principio era ben in mente a tutte e due le compagini, come lo è nella natura primitiva dell'uomo.
Una cittadina della Bretagna, case basse, colori soffici, tenui all'imbrunire, strade strette, dinoccolate, diversi spessori e rilievi delle pietre che lastricavano la pavimentazione.
Correre, questo importa,non guardare tutt'intorno il paesaggio.
Le finestre colorate di nero, di verde, di rosso si riunivano in un colore che, al crepuscolo, diventava una tavolozza uniforme, descrivendo un percorso studiato a tavolino proprio per quella sera: una strada senza vicoli, da cui l'unico modo di uscire era la fuga sudata, guardandosi intorno.
Battere di mattonelle, no, scontrarsi di tegole, il rumore vuoto della ceramica che si bacia sui tetti antichi di quel villaggio.
Correvano sul tetto loro, gli inseguitori.
Dall'alto del cielo potevano seguirsi bene i movimenti rapidi, veloci, a scatti, di quelle ombre, cinti di larghi mantelli, tutti neri, loro neri, fugaci pezzi d'oscurità che saltellavano sopra le case, fissando i loro occhi, perennemente illuminati sulla preda ormai sfiancata.
Aumentavano le ombre, ma non scendevano in strada, corteggiavano il percorso della lor vittima, riunendosi, sempre più numerosi e soffocanti, emergendo dalle strade laterali e aggrappandosi alle grondaie per una adunata frettolosa e sopra i piccoli edifici.
Poi venne, come spesso accade con le strade, la fine di quella via.
Il dirupo era scosceso, straripava di rocce aguzze, figlie di un erosione del tempo che, mai, lascia doma la natura e sprovvista dei suoi aculei per difendersi dagli uomini. Il mare tergeva rovente e folle i suoi scogli, amoreggiando con essi con truce, primordiale erotismo, schiuma su terra, roccia nel mare, sbattendo le sue braccia di onde sul seno florido di una montagna ancora soda.
E lo sapevano le due compagini, s'era già detto, prima o poi occorre fermarsi.
E così fecero, prima la preda, poi l'inseguitore.
Ferma sullo scoglio la triste vittima umana di una commedia divina fatta di eventi naturali che si abbattono gli uni sugli altri, ansimava, ormai vivacemente, le ultime esalazioni della sua vita supposta.
Fermi e concentrandosi in una unica macchia, gli arcigni inseguitori, assassini, vampiri, ancestrali mostrosità deformi delle venature della tenebra, aspettavano, senza fiatare, la decisione fatale del loro obiettivo, il decreto sancito di farsi sbranare.
Dilaniare.
La morte.
Una macchia che sempre più stringendosi diveniva nera, di un nero che si amplia e ricopre.
Ammazzare.
La notte.
Il nulla.
Un cimitero, le lapidi in terra, una terra coperta da fili d'erba verde brillante, ma, al contempo, scuro, opaco, nebuloso. Angeli della morte a proteggere, nella loro consistenza marmorea, le vite spente dei cari di altre persone persone lontane da quel luogo.
La preda si aggira silenziosa tra quelle tombe, gravi, lucenti, nel buio della notte finita o del mattino che comincia, mentre riflessi di luce danno le sembianze distorte di ringhiere usurate e cadenti, piegate, ricurve, odiosamente tetre e inquietanti, paurose.
Voci sotterranee, voci nell'aria, voci che sospirano, pianti tremendi di una follia triste che, quando arriva l'ora di dormire non ha chi gli racconti favole e allora, dissennata irrealtà, diventa la pazzia di un inseguitore.
Ma ora nessuno insegue, perchè nessuno ha da correre.
Tutto tace.
Grilli tra le piante e i crisantemi.
Riflessi violacei da lontano, la vittima si appresta verso l'indicazione sicura di quella luce e di fronte a sè, nel bel mezzo i un cimitero, la grande piramide, ma i trovata, di tutti i segreti dell'Egitto, ricettacolo dei misteri, delle malattie, del crogiolo orrido e nero del Male, origine sconsacrata della natura umana.
Canti rituali.
Litanie.
Lamenti.
Urla.
Tutto è rallentato, la preda entra di scatto, senza capire, vuole evitare la sorveglianza di due vampiri e di due uomini con la testa di falco. Entra dentro, nei cunicoli di solidi e grandi mattoni, la luce violacea si perde nei riflessi giallognoli e rossi della sala centrale.
Un grande spazio, profondo, una fornace al centro, per terra, una loggia carica di mostri, vampiri, divinità dell'oblio che guarda compiaciuta
Su una pedana un guaritore, uno sciamano, un prete, un adoratore del demonio insieme predicano sul corpo lieve d'un ragazzo.
Una preda.
Poi un tremendo sacerdote gli agguanta il cuore, strappa le carni, fiocca sangue dai flutti interiori, un urlo straziante, risate, lamenti, orrido colare, un grido di dolore che si distorce lancinante nell'aria vuota, il corpo si contrare, risale su stesso, poi cade, creolla, si paralizza, si fa dritto, poi floscio e cade, come spezzato, ricadendo agli arti fuori dall'altare sacrificale.
Il sacerdote ha in mano un cuore che pompa, alza lo sguardo, è cieco.
Fissa la nuova preda, incauta è voluta entrare nel tempio della sua morte.
Per un attimo il vuoto nero delle orbite si fa pupilla di luce e lo guarda, lo indica.
Tutti fanno silenzio, lo guardano lo indicano.
Lui corre, ma prima o poi dovrà fermarsi. è la legge dell'uomo.
mercoledì 26 marzo 2008
Benzina Beat
"quando dicevo a mio padre che desideravo moltissimo scrivere, lui diceva non c'è posto in questo mondo per uno "scrittore poeta". Ma la prigione era diversa, c'era posto per uno "scrittore poeta"... »
Gregory Corso, poeta (New York, 26 marzo 1930 - Minneapolis, 17 gennaio 2001)
martedì 25 marzo 2008
Il Tempo che Divide
scaltro inibitore,
par voler essere lento,
quando vorrei
già fosse domani,
folle nome che ci divide,
un momento e t'ho dinanzi
e parlarti m'è dolce,
e solo, solo allora,
nel baciarti,
m'è così banale e sciocco,
dire, ricordargli:
- Tempo, vorrei fermarti-
venerdì 21 marzo 2008
Se
e te ne fanno una colpa;
Se sai aver fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te
tenendo però nel giusto conto i loro dubbi;
Se sai aspettare senza stancarti di aspettare,
o essendo calunniato non rispondere con calunnie,
o essendo odiato, non dare spazio all'odio,
senza tuttavia sembrare troppo buono nè parlare troppo saggio;
Se sai sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo fine;
Se sai incontrarti con il Successo e la Sconfitta
e trattare questi due impostori allo stesso modo;
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto
distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
o vedere le cose, per le quali hai dedicato la vita, distrutte,
e umiliarti a ricostruirle con i tuoi strumenti ormai logori;
Se sai fare un'unica pila delle tue vittorie,
e rischiarla in un sol colpo a testa o croce,e perdere,
e ricominciare di nuovo dall'inizio
senza mai lasciarti sfuggire una parola su quello che hai perso;
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi a sorreggerti
anche dopo molto tempo che non te li senti più,
e così resistere quando in te non c'è più nulla
tranne la Volontà che dice loro: "Resistete!";
Se sai parlare con i disonesti senza perdere la tua onestà,
o passeggiare con i re senza perdere il comportamento normale;
Se non possono ferirti nè i nemici nè gli amici troppo premurosi;
Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
Se riesci a riempire l'inesorabile minuto
dando valore a ogni istante che passa;
tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa,
e - quel che più conta - tu sarai un Uomo, figlio mio!
mercoledì 19 marzo 2008
Pioggia nel primo pomeriggio
Silenzio.
- Un bel posto, anche gli spaghetti sono ottimi -
- Sì -
Silenzio, il sole filtra dalle vetrate colorate del ristorante.
- Dicono che si metterà a piovere nel pomeriggio...
- Il tempo sembra così bello...
Il secondo se ne va via con qualche sguardo e sorriso. Silenzio.
- Hai visto la partita ieri sera?-
- No-
-...
Il tiramisù è surgelato, ma non è male.
...
- Giovanni?-
- Sì?-
- Pensi davvero di amarmi?-
- Penso che sia come quando dipingo un quadro: lo vedo, poi scompare, ho una visione, immagini, ricordi, aspettative, scavo...il pennello parte e la tempera tinge il resto, ma io non so cosa stia succedendo, solo quando finisco mi rendo conto che quella tela era già così, non poteva essere altrimenti-
-...
- Fisso la tela, poi, tutte le volte, e la maggior parte delle volte sai che succede?
- Cosa?-
- Rimango entusiasta di quello che vedo, perchè non lo capisco, ma so che è bellissimo-
- Perchè?-
- Perchè è sincero-
-...
-... tu...
- Vino?-
- Sì, ma poco...grazie-
Parole non dette.
Quel pomeriggio avrebbe cominciato a piovere: le previsioni non sbagliano mai in giornate come queste.
La normalizzazione
PECHINO (Reuters) - La Cina ha denunciato oggi gli attacchi contro le sue ambasciate da parte di attivisti pro-Tibet, a poche ore dalla scadenza dell'ultimatum ai manifestanti a Lhasa di consegnarsi e ha assicurato che farà tutto quanto in suo potere per proteggere l'integrità del suo territorio. (17 marzo 2008)
Il Tempo - DHARAMSALA - La bandiera con il leone delle nevi, vietata in Tibet dal 1959, è diventata il simbolo della rivolta popolare che infiamma gli altipiani himalayani e rischia di finire in "un enorme massacro". Così hanno detto i membri del governo tibetano e del parlamento in esilio che denunciano già "centinaia di morti", e ne temono molti altri dopo la scadenza dell'ultimatum di ieri a mezzanotte per quanti vorranno consegnarsi alle autorità per ottenere così riduzioni di pena. Mentre giungono le prime voci di rastrellamenti a tappeto nelle case degli attivisti, gli esuli hanno rivolto un disperato appello alla comunità internazionale per verificare ciò che sta succedendo a Lhasa e nel resto del loro paese dal 10 marzo, giorno delle prime pacifiche manifestazioni dei monaci, a oggi. "Mi viene in mente l'immagine di una piccola gazzella pronta a essere sbranata da un leone", ci ha detto il Dalai Lama in una breve conversazione nella sua residenza di Dharamsala a poche ore dall'ultimatum. In realtà, secondo le fonti dei funzionari che entrano ed escono dal suo ufficio con continui aggiornamenti dal Tibet, la repressione è cominciata da almeno due giorni, e spiegano che specialmente di notte la polizia entra nelle case degli ex detenuti politici e degli attivisti per arrestare ogni possibile tibetano sospettato di organizzare o partecipare alla rivolta. Le autorità di Pechino negano che sia stata usata la forza e perfino di aver sparato, nonostante le numerose testimonianze di tibetani, stranieri e anche cinesi che hanno detto di aver sentito chiaramente numerosi colpi di arma da fuoco in diverse zone della città, di fatto sotto coprifuoco da due giorni. Le autorità regionali hanno alzato a tredici il numero dei morti di etnia han, la maggioranza cinese, negando l'esistenza di vittime tibetane. "Nessun paese democratico - ha detto il governatore tibetano Qiangba Puntsok - tollererebbe questo tipo di crimini". Gli ha fatto eco il rappresentante alle Nazioni Unite Liu Zhenmin: "Il caso non è stato sollevato al Consiglio di Sicurezza, è violenza locale, un fatto interno". A Pechino il portavoce dell'esecutivo Liu Janchao ha aggiunto che "il governo cinese proteggerà inequivocabilmente la sovranità nazionale e l'integrità territoriale", e ha accusato "le forze indipendentiste tibetane guidate dal Dalai lama" di usare la violenza sia nel paese che all'estero. Per questo ha invitato i governi di tutto il mondo ad aumentare le difese delle loro ambasciate.
E' anche una guerra di nervi, che ha come obiettivo dichiarato lo svolgimento delle Olimpiadi di agosto. "Penso che nonostante le atrocità - ha detto Janchao - hanno fatto un calcolo sbagliato. Noi siamo determinati a rendere i Giochi un grande successo". Intanto notizie sempre più dettagliate di nuove proteste e massacri giungono dalle diverse organizzazioni di esuli in contatto con i residenti nelle vaste regioni dell'altipiano himalayano dove vivono sei milioni di tibetani. Secondo un ministro del governo in esilio le manifestazioni si sono spostate dalle città alle aree rurali, come a Methokunga, nel Tibet centrale dove "sono scese in strada tra le 7 e le 8000 persone", nell'Amdo (in cinese Qinhai), a Kardzé, e nel lontano Sichuan cinese, dove continuano i disordini ad Abe, dopo che le autorità hanno esposto come monito i corpi di otto persone uccise tra i quali uno studente di 15 anni. L'esercito è intervenuto in massa anche nel Gansu, a Labrang, (ribattezzata Xihae), per domare le continue proteste di monaci e civili che continuano ad affluire nella città per una cerimonia religiosa trasformata in aperta rivolta. (18 marzo 2008)
DHARAMSALA (India) - Altri 19 manifestanti tibetani sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza cinesi nella provincia centro-settentrionale del Gansu. Lo rende noto il governo tibetano, in esilio a Dharamsala, nel nord dell'India. Il totale dei morti "accertati" dal governo in esilio sarebbe dunque salito a 99, in una settimana di disordini. Secondo il governo cinese invece sono state uccise non più di dieci persone. Nella provincia cinese del Gansu si trovano numerosi templi buddhisti e una consistente comunità tibetana. (Agr) 9 ore fa.
Mentre gente innocente continua a morire e a difendere pacificamente i propri diritti culturali ed umani, vorrei ricordare che tra i paesi con diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu c'è proprio la Cina. Com'è che era: violenza locale, un fatto interno.
La comodità del silenzio.
martedì 18 marzo 2008
Facili Equazioni
Sei,
lievi presenze di striscio nel sole.
Tre paesaggi cercando un pittore,
Tre,
intrepide assenze, acquarelli, persone
Due miraggi accerchiando il dolore,
Due,
vagabonde coessenze di fine stagione.
Uno incoraggi questo tuo nome,
Uno,
un personaggio in cerca d'amore.
San Patrizio e perchè no!
Agenzia ANSA - Mi dicono proprio ora che oggi è il St. Patrick's Day e sono orribilmente dispiaciuto per non essermi ricordato prima e non essere uscito a sfasciarmi di pinte come la tradizione religiosa imporrebbe. Saluto commosso i fratelli irish che se la staranno bevendo alla faccia dei vecchi english, tutti vestiti di verde, le chiappe al vento.
We Like Clovers, We Like Green, We Love Ireland and Guinness Within!
lunedì 17 marzo 2008
Le Frequenze dei Pensieri
- A che pensi?
- ah?
- A che pensi, neanche stai cantando?
- Niente di che, ero andato in stand by
Stavolta te ne saresti dovuto scorrere via, inutile ciottolo di un fiume, inezia sdrucciolevole di una strada interrotta, il Grande Monte dei tuoi antichi Lari ha smesso di guardarti, tu hai smesso di farlo.E non sei sciocco ad aver interrotto questa visione: facezia di pezzi di uno specchio deforme.
- Cantiamo?
- Sì, dai metti una stazione dove danno qualche canzone decente
Bugiardo, perversamente bugiardo ed egoista: menti per non perdere le dolci sembianze del tuo viso, ma io, giovane diavolo della tua anima sedentaria, ti scruto, ti muto, ti vedo. Non sei razionale, furbo, coraggioso: sei autoprotettivo, sconsolante, lesivo. Dammi i tuoi lineamenti, la tua pelle, fammi venire con te, cosicchè possa abbandonarti sul ciglio dei questa highway senza fine, a passeggiare sui tuoi pensieri da distratto perdente. E' ora di crescere, è ora di dire no, è ora di dirti no.
Lei iniziò a cambiare frequenze, mentre le canzoni passavano in una sfilata serale.
E' ora di guadagnarsi il biglietto del tuo viaggio o, altrimenti, partitò io, da solo.
Lei si sintonizzò d'improvviso, non ricordo bene dove, ma la canzone partì spedita, appena cominciata:
"Prima di partire per un lungo viaggio...
- No, non mi piace- disse e cambiò ancora, così, subito
"...conviene prenotare" da una pubblicità
Scoppiai a ridere, mi avvicinai a lei, le diedi un bacio sulla fronte.
Ero stato salvato ancora, da una risata, come sempre.
Questa è la verità.
Saggezza della radio, mentre scorri nell'etere e cammini nella tua imprevedibile vita.
domenica 16 marzo 2008
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Il grande luminare posa la pipa
posacenere sporco
si riversa sul tavolo
nella mente la cura per tutti i mali
perduta sul tapetto su cui cola via
1
Il cantante di strada è malato,
rannicchiato sulla porta, tenendosi il cuore
Una canzone in meno nella rumorosa notte
2
Oltre il muro
l'anziano giardiniere pianta le sue cesoie
Un nuovo giovane uomo
è giunto per tagliare la siepe
3
La Morte piange perchè la Morte è umana,
passando tutto il giorno in un cinema quando un bambino muore
4
Il ragazzo sbarbato corre nella notte
piccole visioni nell'asfalto infido
si abbattono i muri sul suo inconscio volante
Dovrebbe morire ma s'è salvato
Il Destino è scherzoso perchè il Destino è immortale,
giocando tutto il giorno in un bingo quando la Morte si riposa
[ testi: Gregory Corso -1, 2, 3 in corsivo- e Rob's - 0 e 4-; traduzione: Rob's]
La poesia che ho voluto invadere deliberatamente si chiama "Tre" ed è tratta dalla raccolta "Gasoline". Questa è la versione originale.
Three
1
The street singer is sick,
crouched in the doorway, holding his heart.
One less song in the noisy night.
2
Outside the wall
the aged gardener plants his shears
A new young man
has come to snip the hedge
3
Death weeps because Death is human
spending alla day in a movie when a child dies.
Buona vita
sabato 15 marzo 2008
Scontri a Lhasa
La Storia - La Cina controlla il Tibet dal 1951. Il Dalai Lama fuggì nel 1959 e da allora vive in esilio a Dharamshala, in India. Il leader tibetano, premio Nobel per la pace del 1989, non chiede più l'indipendenza, bensì l'autonomia della regione,ma Pechino ha sempre respinto ogni richiesta di confronto.
L'Attualità
Dharmsala (India), 10 mar. (Apcom) - Il Dalai Lama ha denunciato con forza la repressione cinese in Tibet, con dichiarazioni insolitamente dure e rilasciate nel giorno del 49esimo anniversario del suo esilio in India, ma soprattutto a cinque mesi dai Giochi olimpici a Pechino.
Il premio Nobel ha attaccato le "enormi e inimmaginabili violazioni dei diritti umani" commesse dalla Cina in Tibet, che arrivano a "negare la libertà religiosa": "Dopo circa sei decenni, i tibetani vivono in uno stato permanente di paura e sotto la repressione cinese", ha dichiarato Tenzin Gyatso di fronte ai suoi sostenitori raccolti a Dharamsala, sede del governo tibetano in esilio nel nord dell'India.
Affermazioni pesanti,anche se il Dalai Lama accusa regolarmente Pechino di mettere in pratica un'"aggressione demografica" a causa della colonizzazione accelerata del Tibet che sta portando l'area a un "genocidio culturale".
Pechino, 11 mar. (Ap) - I monaci buddisti hanno organizzato due proteste questa settimana a Lhasa, capitale del Tibet, in segno di aperta sfida al regime cinese. Alcuni di loro sono stati arrestati, ma per essere poco dopo rilasciati.
Champa Phuntsok, tibetano alla guida del governo regionale, ha affermato che le autorità hanno detenuto brevemente alcuni monaci del monastero di Drepung fuori da Lhasa, i quali cercavano di marciare verso la città nell'anniversario della fallita rivolta tibetana contro Pechino nel 1959. Phuntsok ha spiegato che i monaci sono stati rilasciati poco dopo essere stati interrogati e "consigliati".
Ieri circa 300 bonzi, secondo Radio Free Asia, si sono diretti fino al maestoso Palazzo Potala, ex residenza dei Dalai Lama delle diverse generazioni, per chiedere il rilascio dei monaci arrestati a ottobre scorso quando il leader spirituale, il Dalai Lama Tenzin Gyatso, ricevette la medaglia d'oro del Congresso Usa, una premio che irritò i vertici di Pechino. Champa Phunstok ha confermato inoltre una dimostrazione minore nel corso della quale nove monaci hanno gridato slogan di protesta nei pressi di un tempio.
Centinaia di esuli tibetani hanno ripreso intanto stamattina da Dharmsala, nel nord dell'India, la marcia di protesta contro l'assegnazione a Pechino dei Giochi olimpici e sfidano la polizia indiana che ha ordinato loro di non uscire dal distretto. La marcia, cominciata ieri e interrotta nella notte vicino alla città indiana sede del governo tibetano in esilio, è diretta verso il Tibet.
Lhasa, 14 mar. (AP) - Negozi e automobili delle forze dell'ordine sono stati date alle fiamme oggi nel centro di Lhasa, dove centinaia di persone si sono unite alla protesta dei monaci buddisti contro il governo cinese iniziata lunedì scorso. L'ambasciata Usa a Pechino riferisce che cittadini americani hanno assistito a sparatorie nella capitale tibetana e secondo l'agenzia cinese Xinhua ci sarebbero dei feriti. La città è stata chiusa agli stranieri.
A Lhasa i tre principali monasteri buddisti sono stati accerchiati da migliaia di soldati e i monaci di Sera, il secondo monastero della regione, hanno cominciato uno sciopero della fame. Due monaci del monastero di Drepung sono in condizioni critiche dopo aver tentato il suicidio tagliandosi le vene. Lo ha riferito Radio Free Asia, un'emittente finanziata dagli Stati Uniti.
Ma dopo l'assedio dei monasteri le proteste sono esplose e hanno raggiunto un livello che non era mai stato registrato negli ultimi 20 anni in questa regione nel nord-ovest della Cina. In particolare, è stato preso d'assalto il centro storico di Lhasa dove oggi si sono verificati incendi nel mercato, il Barkhor.
Funzionari del Partito Comunista cinese e della polizia sostengono di non avere informazioni su quanto sta accadendo a Lhasa e si rifiutano di commentare le notizie riferite da Radio Free Asia (Rfa). Secondo questa emittente molti altri monaci, oltre ai due che si sono tagliati le vene, stanno compiendo gesti di autolesionismo per protestare contro l'accerchiamento delle forze dell'ordine attorno al monastero e contro l'arresto di alcuni monaci.
Le proteste sono iniziate in due monasteri di Lhasa lunedì, anniversario della rivolta non-violenta del 1959 contro l'occupazione cinese, e giovedì hanno raggiunto anche quello di Ganden, secondo Rfa e l'associazione britannica Campagna internazionale per il Tibet (Ict). I tre monasteri sono di grande importanza storica e vengono chiamati "I pilastri del Tibet". Anche a Xiahe, altra città tibetana, circa 200 persone guidate da monaci buddisti hanno iniziato a manifestare contro il governo di Pechino.
Nel nord dell'India oltre cento tibetani in esilio, che avevano iniziato una marcia da Darmanshala verso il Tibet, dovranno scontare due settimane di carcere dopo essere stati arrestati ieri con l'accusa di aver minacciato "la pace e la tranquillità" della regione.
(ANSA) - PECHINO, 14 Mar 18:54 - I disordini a Lhasa sono 'orchestrati dalla cricca del Dalai Lama', ha detto - per Nuova Cina - il governo del Tibet nominato da Pechino. Intanto fonti tibetane indiane, citando la Tibet Society di Londra, riferiscono che le due vittime degli scontri in Tibet sarebbero una ragazza di 16 anni e un monaco. Secondo le informazioni, la ragazza sarebbe morta a Lhasa mentre il monaco a Ramoche. La polizia indiana, inoltre, ha arrestato un'ottantina di manifestanti tibetani a New Delhi.
Lhasa, 15 mar. (Adnkronos/Dpa) - E' di almeno 100 morti il bilancio degli scontri avvenuti ieri a Lhasa, capoluogo del Tibet. E' il drammatico bilancio reso noto dal governo tibetano in esilio nel nord dell'India.
Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa cinese 'Xinhua', che cita un alto funzionario del governo tibetano, le vittime invece sarebbero 'soltanto' 10 e si tratterebbe di "civili innocenti", morti in seguito agli incendi appiccati contro numerosi negozi della città. E secondo una terza fonte, la radio 'Free Asia', negli scontri di ieri sarebbero rimaste uccise almeno 80 persone. Al momento non si hanno notizie di cittadini stranieri coinvolti negli incidenti.
Mentre, meschinamente si fa la conta dei morti e se ne trae una media unanimemente condividibile e accettabile, qualche breve delucidazione.
Quando il Dalai Lama è venuto in Italia, negli ultimi mesi dello scorso anno, nessuna personalità di spicco, nè politica nè tantomeno religiosa (vedi il Papa) ha potuto "liberarsi dai propri impegni" per incontrarlo. Nessuna emittente ha mandato in onda qualcosa di più corposo di un breve flash di immagini. Così è accaduto in molte altre visite in paesi occidentali, i cosidetti "Paesi liberi".
La Cina è stata osteggiata per anni per il suo regime sanguinario: oggi, nella sua versione capitalistica, sembra riscuotere maggiori consensi e timori. La Repubblica Popolare ha uno dei più alti tassi di tortura al mondo, la più alta crescita economica registrabile attualmente, un PIL esorbitante, un Pil pro capite miserrimo. I dirigenti cinesi, unico polo ricco del paese, investono all'estero, possiedono titoli del debito americano, detengono volontariamente svalutata la loro moneta per aumentare la competitività con l'estero. La media della popolazione cinese vive in zone scollegate, povere, abbandonate, in una sorta di periodo imperiale mai terminato.
Vergogna.
Il 14 marzo, il leader del PD, Walter Veltroni, ha parlato a favore del Dalai Lama riguardo questa nuova crisi in Tibet: sfruttamento ipocrita o risveglio di coscienza? Non lo so.
L'importante è che si parli di certe cose e si perda meno tempo in banalità.
Per saperne di più guardate qui cosa rappresenti Lhasa. Anche se è un consiglio cretino: guardate "Sette Anni in Tibet". Sembra che con i film, ormai, la nostra indignazione sociale ed umana diventi più attiva e dinamica.
venerdì 14 marzo 2008
Il Signor Oggi
Assefuazione gorgogliante di eroina che brulica su un cucchiaino da caffè, il solito accendino bic, viola, triste che m'accompagna da una vita. I fedeli compagni ti bruciano sempre a pochi metri dalle dita, senza che tu te ne accorga mai. Poi, per caso, ti bruci e vedi la fiamma.
"- Se avessi un'Università di Poesia sai cosa verrebbe scritto sul portale di ingresso?-
- No, cosa?-
- Impara Qui Che Imparare è Ignoranza! Signori non rintronatemi le orecchie! La Poesia è polvere d'agnello! E' la mia profezia! Sarò il capo di scuole in esilio! Me ne Infischio!-
Sistemo il vecchio laccio, grande lazo di lattice che guida popoli di demoni mandriani alla deriva dei nostri giorni di straordinaria razionalità; la vecchia sul calesse si ferma, occhio di vetro meschino: mi vuole scavare lo sterno con la sua indagine ottica da una misera serratura di un solo, piccolo, perduto bagno pubblico di una stazione incognita in una qualche città di Dio, dove il dio m'ha lasciato per sempre, colpa sua di non aver tirato su l'ombrellino blu, come la guida unghie-smalatate-da-falco del gruppo di turisti giapponesi, colpa mia che non ascolto mai le indicazioni che mi danno, e mi gingillo con idiote caramelle alla menta sull'autubus del destino latrina che mi fa sedere, oggi, su mattonelle infangate, forse, di merda.
"Raphael dice arrabbiato:
-Ah, credo che lacerò il racket della poesia. Non mi sta portando a nulla. Io voglio dei piccioni tubanti sul mio tetto e una villa a Capri o a Creta. Non voglio dover parlare con quei deficienti di giocatori d'azzardo e con quegli straccioni, voglio conoscere conti e principesse -
- Tu vuoi un fossato!-
- Voglio un fossato a forma di cuore come in Dalì - Quando mi presentano Kirk Douglas non voglio dovermi scusare -"
E, poi, grande corteo dantesco di grifoni, beati, angeli e Beatrici sfuse, per l'amore insaziabile di noi avari, rinsecchiti amanti della vita e dell'anima, ricerca nel tutto-niente, mi porta dinnanzi al Graal della nostra cavalleria moderna e allucinata: ecco il mio ago, nuova Excalibur, e la mia mano è quella della dama nel lago. Trasuda giallo oro. Risucchia la potenza dei signorotti precedenti al Signore. Inietta il coraggio di Camelot.
"...e alla fine stupidi poeti gli chiediamo un ultimo consiglio, lui sta lì, a guardare il traffico del New Jersey sulla strada attraverso le tendine di mussola del soggioro e dice:
- C'è un sacco di bastardi là fuori -
Da quel giorno ho a lungo meditato su questo."
La vena pompa, piccolo groppo che galoppa, scorre sereno, si irradia, mani ramificate in un corpo di dolce tranquillità. Ho in mente "Elephant Love Song Medley" da Moulin Rouge, quei lustrini, quel "we should be lovers", quell'urlo strappato nel pozzo di un amore che lotta, quel lottare che mi tiene sdraiato a guardare le incrostature del cesso, perchè troppo ho amato, perchè mai ho lottato. Mi passano veloci quei maledetti, candidi, ignoti, non lo so che colore avessero, supposi fluorescenti, poi verdi, poi immaginai dovessi vederli per saperlo e ora li vedevo, li vedevo i "glittering eyes" del vecchio marinaio di Coleridge.
Ma tra tutte le definizioni di un mondo in preda a distorsioni artificiali quella che sempre preferirò, seduto, appoggiato a questo muro che puzza di urina, è:
"- Voglio scrivere di tutto quello che succede dietro ognuna di quelle finestre!-"
Ed ogni cosa ha senso, non importa davvero chi abbia capito la mia storia. Io morente, drogato, rinchiuso in una toilette,vi basti sapere che ero un poeta.
P.S. : questo lo dedico al Signor Oggi, personaggio passeggero e fugace, che ogni tanto viene a sussurrarti notizie che non ti aspetti. Così il signor Oggi mi ha rivelato che ancora uan volta ho davanti una possibilità di carta e si richiede il mio autografo per la pubblicazione del mio secondo libro.
[Un grazie particolare al vecchio Jack K. Duluoz, maestro di pensieri, che ha collaborato in tutte le citazioni in corsivo.Il 12 marzo ha festeggiato 86 anni insieme a tutti i suoi amici e personaggi: in qualsiasi paradiso o nulla si trovi, io lo immagino sulla strada]